Monteclarense, classe 1970, docente di scuola secondaria di primo grado dal 2002, giornalista iscritta all’Albo dal 2018 (uno degli obiettivi fortemente voluti e cercati), ex consigliere della Pro Loco Montichiari dal 2014 al 2017 per la quale ha proposto diverse iniziative di scoperta del territorio, della poesia e della letteratura a partire dai riuscitissimi Spazi di-versi, Marzia Borzi è figura di primo piano dell’ambito culturale locale. Partiamo da una domanda: qual è lo stato della cultura sotto i sei colli negli ultimi anni?
Nonostante tutto, buono. Nonostante tutto, intendo dire, perché i rappresentanti culturali monteclarensi non mancano ma hanno, per la maggior parte, superato quell’età di mezzo che li spinge spesso a starsene più in disparte rispetto alla attività civica, godendosi le proprie passioni lontani dalla scena pubblica. Questo non toglie che molti di loro supportino ancora gli eventi culturali in modo generoso e gratuito.
Tra i giovani, per fortuna, si possono annoverare Emanuele Cerutti, ricercatore finissimo e capace divulgatore storico e lo stesso intervistatore Federico Migliorati che ha raccolto notevoli riconoscimenti poetici/letterari anche a livello nazionale e ha collaborato alla stesura di saggi critici con nomi notevoli dello scenario intellettuale italiano.
Una delle tue passioni è sempre stata la scrittura, coltivata fin da giovanissima, che ti ha portato a vincere anche alcuni premi in anni passati. Per Montichiari e su Montichiari hai anche messo a segno e contribuito ad alcune pubblicazioni uscite in queste anni, ce le ricordi?
Da giovanissima ero una lettrice bulimica mentre la passione per la scrittura è nata da adolescente compilando i molteplici diari che mi hanno accompagnato fino a dieci anni fa e che, successivamente, sono stati sostituiti, almeno in parte, dalla mia presenza su alcuni social network, primo fra tutti Facebook. Facebook per me è stata una bella palestra pubblica per valutare se ciò che buttavo ciò in modo spontaneo sulla carta potesse o meno piacere al pubblico.
Ho vinto alcuni concorsi locali e regionali su tematiche diverse ma Montichiari è sempre stata al centro assoluto dei miei interessi. La mia prima pubblicazione, come ricercatrice per l’Università Cattolica nel 2001 sull’Atlante demologico Lombardo, era proprio dedicata ai riti legati a San Pancrazio. Più recentemente nel 2019 ho dato alle stampe, come coautrice con il giornalista Marcello Zane, il testo “Montichiari Casa Albergo, patrimonio della comunità” e nel 2020, il volume “Il Vuoto” della BAMS edizioni.
La laurea in Lettere, un’attività di ricercatrice in Antropologia culturale, un impegno costante nel giornalismo, ma soprattutto la professione di insegnante che ha visto diversi tuoi allievi emergere in vari contesti: vogliamo parlare dei virgulti “allevati” tra i banchi di scuola che, immagino, rappresentino una soddisfazione di particolare valore?
I miei alunni sono davvero la mia soddisfazione più grande, i miei veri obiettivi raggiunti a paragone del quale il resto, anche la scrittura, scompare. Sono tanti i nomi che potrei citare da Giulia Toninelli che ha seguito la via del giornalismo ed è attualmente Social Media Manager per Moto.it e giornalista per Milano Fashion Library, a Gabriele Mazzucchelli che, dopo aver pubblicato tre romanzi di successo, oggi si dedica all’archeologia e alla realizzazione di documentari, fino alla giovanissima Lisa Rozzini che quest’anno mi ha reso felicissima vincendo il concorso Legalità del giudice Sante Lamonaca per la sezione regia. Tra i miei alunni mi piace ricordare anche Carlo Missidenti, due volte David di Donatello, che ho seguito per qualche tempo privatamente nel percorso delle superiori e in cui ho visto da subito potenzialità che i suoi insegnanti curriculari di Lettere non sempre consideravano. So che lui mi ricorda proprio per questo e ciò mi commuove.
Le novità sono all’ordine del giorno nella tua esperienza di vita, segno di un’indomita volontà di riuscire in vari campi: è possibile conciliare il ruolo di moglie e madre con quello lavorativo? Per le donne è finalmente giunta la parità rispetto ai colleghi uomini, parlando di giornalismo, o vi è ancora una “partenza” ad handicap?
Non nascondo di essere inquieta per natura e di annoiarmi spesso in ambito lavorativo, tanto da aver buttato all’aria posti certi per gettarmi nell’incerto. L’ho fatto lasciando dopo oltre 10 anni il lavoro a tempo indeterminato da insegnante nella scuola paritaria per tornare, a 50 anni, da precaria, nella trincea di quella pubblica. Recentemente ho accolto una nuova sfida: la direzione di una rivista bimestrale dal titolo “Fiume Chiese che unisce”, giornale della Federazione del Tavolo delle Associazioni del Fiume Chiese e del Lago d’Idro, che ha come obiettivo quello di creare una coscienza comune della tutela del fiume attraverso la trasmissione della cultura, della storia e del racconto delle aree territoriali che lo compongono. Conciliare le tante attività con la famiglia? Non è facile ma nemmeno impossibile: i miei uomini sono parecchio indipendenti e non si lamentano. Sono fortunata in questo.
Quali sono i prossimi obiettivi di una “foscoliana”, come spesso ti definisci?
Gli stessi del mio poeta prediletto, appunto, e non solo suoi ma degli stessi Dante e d’Annunzio che amo tanto quanto Foscolo: coltivare la poesia e la scrittura lontana il più possibile dalla scena politica e dalle conoscenze che vi maturano. Come diceva Ugo, infatti, negli uomini pubblici l’amicizia è interessata o falsa, e comunque sempre corta.
Federico Migliorati