Stava albeggiando ma il cielo era molto nuvoloso e le temperature rigide, la vetta si intravedeva appena ma quando la punta è spuntata è stata una gioia indescrivibile.
E’ l’emozione, che a distanza di qualche settimane, è chiaramente percepibile nelle parole di Jacopo Riva, studente di ingegneria che, insieme ad altri due giovani, Federico Candusso e Filippo Cavalli – tutti tra i 18 e 22 anni – ha raggiunto i 6 mila metri di altitudine sull’Himalaya. Arrivati in vetta i ragazzi, accompagnati da una guida indiana, si sono fatti immortalare con la bandiera italiana.
Un’impresa memorabile, tutta targata Manerbio, quella vissuta tra la fine di luglio e l’inizio di agosto da questo gruppo composto – oltre che dai tre studenti universitari-da tre adulti, Leonardo Cavalli, Loredana Gorni e Chiara Rossi e da due guide alpine indiane.
Partita dall’Italia, la squadra manerbiese ha raggiunto – insieme alle guide a un cuoco, un aiutante e a dieci muli carichi di bagagli e dell’attrezzatura necessaria – il parco nazionale di Hemis in India.
Un viaggio durato 18 giorni che ha lasciato anche spazio alla visita turistica ma che in particolare si è concentrato sull’attività di trekking per raggiungere la vetta. Solo qualche giornata di allenamento nella regione del Ladakth in preparazione della grande risalita con allestimenti di campi base per la notte.
Poi è arrivato il momento di tentare l’impresa, in un posto impervio con temperature rigide e la neve.
Dopo cinque giorni dall’arrivo, allestito il campo base in località Stok Kangri, alle 23,30 circa, i sei, accompagnati dalle due guide, hanno iniziato la risalita, armati solo di pile frontali e tanta determinazione. Poco prima dell’alba qualche fiocco di neve ha cominciato a scendere dal cielo proprio nel momento più arduo. “Eravamo a 6 mila metri di altitudine e mancavano 150 metri di dislivello” spiega Jacopo “è stato l’ultimo sforzo ma il più difficile anche perché eravamo stremati ma io Filippo e Federico abbiamo deciso comunque di proseguire insieme alla guida, mentre gli altri hanno preferito fermarsi”.
A quell’altitudine i passi diventano lenti perché l’ossigeno scarseggia e ogni movimento deve essere studiato minuziosamente. I tre giovani e la guida hanno osservato dettagliatamente le regole del caso e sono riusciti a raggiungere la vetta dove hanno issato la bandiera tricolore.
“Abbiamo coronato un sogno che coltivavamo fin da bambini” spiega Jacopo “è stato faticoso e per qualche momento abbiamo pensato anche che potevamo non farcela ma poi ci siamo fatti forza e ci siamo arrivati”.
Un’esperienza indimenticabile per il gruppo manerbiese che, con una preparazione atletica adeguata e coltivata nel tempo, ha vissuto, per quasi tre settimane, in luoghi incontaminati e per certi versi ostili alla vita umana. “Arrivati in cima abbiamo avuto solo il tempo di toglierci gli zaini e di fare qualche fotografia per poi ripartire subito, non si poteva temporeggiare molto come ci ha spiegato la guida” conclude Jacopo “è stata una gioia immensa”.
Ora Jacopo e i suoi amici pensano agli studi e, spiega il giovane “solo quando saremo indipendenti economicamente torneremo a organizzare esperienze di vita come questa”.
Barbara Appiani