Egregio Direttore,

partendo dal fatto che il Servizio Sanitario Nazionale funziona ed è un bene collettivo che dobbiamo preservare, un grosso problema è rappresentato dalla lunghezza delle liste d’attesa, causate, secondo gli esperti, dal fatto che non facciamo prevenzione. Quante volte sarà capitato a tutti noi di prenotare una visita all’Ospedale e trovare un posto disponibile dopo mesi, se non addirittura dopo anni? Ebbene, in caso di urgenza il rimedio c’è da qualche mese. Se i tempi massimi di attesa superano quelli stabiliti, quando la ricetta riporta la dicitura “urgente”, 72 ore, “breve”, 10 giorni o “differibile”, 30/60 giorni, il Servizio Sanitario Regionale deve eseguire la prestazione entro il termine che il medico ha indicato nella ricetta. Se l’appuntamento è disponibile troppo in là nel tempo, o troppo distante dall’abitazione, ci si può rivolgere agli Sportelli CGIL e ricevere assistenza per ottenere quello che è un nostro diritto: avere la prestazione entro i termini, in regime privato, ma pagando il solo corrispettivo del ticket, se dovuto, e non il prezzo intero della prestazione. Al di là di questa toppa, però, attualmente tutta la Sanità è in subbuglio: quasi quotidianamente la cronaca riporta episodi di intolleranza e di aggressioni ai danni dei Sanitari, in corsia ma soprattutto nei Pronto Soccorso degli ospedali italiani, da Nord a Sud. Dobbiamo dire anche che questo stato di grande irritazione da parte di pazienti insofferenti nasce proprio dai lunghi tempi di attesa nelle prestazioni sanitarie, che spingono molti a rivolgersi ai Pronto Soccorso. E proprio lì si manifestano tutti i segni dell’esasperazione di chi vorrebbe le cure subito. Nel giro di pochi anni si è completamente ribaltata la situazione. Per medici e infermieri la considerazione e la fiducia di gran parte della gente è venuta meno: da buoni a cattivi. Erano diventati “angeli” ed “eroi” durante il Covid ed ora sono destinatari di critiche e di ingiusti attacchi. Adesso basta un’attesa al Pronto Soccorso, che si protragga un po’ di più del normale, e scatta la rivolta da parte di chi magari ha il codice bianco. Da un lato i pazienti sono esasperati per i lunghi tempi di attesa per visite o accertamenti, dall’altro i sanitari del servizio pubblico sono stressati per gli insostenibili carichi di lavoro, dovuti alla carenza di personale. Assumere personale giovane e motivato può essere una valida soluzione. Certo che diventa traumatico passare dagli applausi dei balconi e dagli striscioni riconoscenti alle aggressioni verbali e non solo, ma nonostante tutto, medici ed infermieri hanno sempre fatto il loro lavoro con impegno e sacrificio in una professione che lotta sempre tra la vita e la morte, tra il dolore e la gioia della guarigione. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale sarà sempre da difendere assolutamente con le unghie e con i denti nei suoi principi di uguaglianza ed equità. Cosa vogliamo in alternativa? Le cure a pagamento, insostenibili assicurazioni private, interventi urgenti accolti solo con la carta di credito in mano all’americana? L’assistenza sanitaria gratuita non deve annullare la consapevolezza generale della grande professionalità di medici e infermieri, a cui non ci resta che porgere tutta la nostra solidarietà. Lasciamoli lavorare col nostro rispetto e gratitudine, in serenità e soprattutto in sicurezza.

Luigi Andoni