Egregio direttore,
Mercoledì 15 gennaio presso il comune di Manerbio si è riunita la 5°commissione consiliare per aggiornamenti sul tema della sicurezza e cosa più importante, comunicare un aggiornamento sulla situazione dei procedimenti in merito alla questione Finchimica SpA.
I relatori evidenziano che i dati non sono confortanti, la presenza degli inquinanti è tendente al rialzo, il Diolo, sostanza cancerogena, è sempre presente come sono presenti un certo numero di sostanze inquinanti non normate dal Ministero della Salute. I relatori hanno subito precisato che questi dati sono il risultato dei prelievi fatti ad ottobre 2024, prima quindi della messa in funzione della barriera idraulica. L’assessore Mantovani ha annunciato la creazione dell’osservatorio sulla Finchimica. Confidano inoltre in risultati migliori dai prelievi fatti successivamente alla messa in funzione della barriera idraulica.
Ma al Governo della Città che ha nel proprio territorio una azienda a rischio rilevante, ed è obbligato a tutelare la salute dei propri cittadini, è chiesto qualcosa in più della“speranza” del “monitorare la situazione”, degli interventi “proattivi”della stessa Finchimica “come ha sempre fatto e sempre farà”.
Proattivo significa “diretto a prevenire situazioni, tendenze o problemi futuri in modo da pianificare anticipatamente le azioni opportune”.
Allora conviene soffermarsi un attimo a descrivere la proattività di Finchimica.
Nel 1977 Finchimica è accusata di “lesa ecologia”. Rifiuti tossici furono trovati in depositi costieri veneti e marchigiani. L’azienda venne scagionata da colpe ma tutti , politici e manager aziendali, furono d’accordo nell’istituire un osservatorio permanente per i problemi legati all’ambiente. Come idea di intervento oggi l’assessore Mantovani è in ritardo di soli 48 anni.
Nel 1979 scoppia il reattore chimico e si diffonde una nube di acido (come pubblicato dal Giornale di Brescia del 6 luglio 1979). L’azienda decise, in modo proattivo sicuramente, di pianificare nuovi sistemi di sicurezza.
Nel 1987, come titola un giornale locale, “Scarichi sconosciuti dalla Finchimica” inquinarono le acque irrigue della roggia Moloncello e gli agricoltori si trovarono nei campi il mais deforme. Sconosciuti perché le molecole erano coperte da segreto industriale e di conseguenza non se ne conosceva l’effetto sull’uomo. Esattamente come oggi.
Nel 1995, il Bresciaoggi titola “Evacuazione il piano dei dubbi”. In seguito alla fuoriuscita di ossido di azoto a causa di un errore umano, si decise di informatizzare attraverso il controllo di computer i principali processi lavorativi (in modo proattivo?). Inoltre venne stabilito che la zona a rischio di incidente rilevante dovesse essere fissata in 500 metri dal perimetro aziendale. Distanza strategica perché escludeva dal piano di evacuazione l’area industriale e l’ospedale.
Nel 2000, “Esplode silos, allarme chimico”: il botto si sentì a chilometri di distanza. L’autostrada A21 chiuse e 50 pullman erano pronti al casello di Brescia per evacuare migliaia di persone. Anche l’ospedale chiuse l’aerazione e le abitazioni confinanti furono devastate dall’onda d’urto e dai detriti generati dallo scoppio. L’inchiesta stabilì in primo grado la causa in un difetto di progettazione ed emanò delle condanne per tecnici e manager. La sentenza definitiva arrivò dopo 18 anni, furono tutti assolti.
Nel 2023, titolano “la falda sotto lo stabilimento Finchimica è inquinata”. Gli Enti, Comune di Manerbio e Provincia, furono informati da Arpa in data 27 gennaio 2021 ma l’opinione pubblica ne fu informata dopo due anni e mezzo. Da notare che in Provincia sedeva il primo cittadino manerbiese.
Nel 2024, in seguito a manovre nel piazzale, si rompono dei fusti contenenti materia prima allo stato puro. Come affermato dallo stesso dirigente in Consiglio comunale, il liquido fuoriuscito, contro le previsioni, è riuscito a fondere 40 centimetri di cemento armato e quindi non tutto è stato raccolto dai sistemi di sicurezza.
Come si vede in questi casi, ma potrei elencare altri, la proattività di Finchimica non ha funzionato, non è riuscita cioè a prevenire i disastri.
Cosa dovrebbe fare quindi il governo della città?
Non credo che il Sindaco trovi il coraggio di fare come un suo predecessore, il Dott. Cadeo, che in seguito ad un incidente rilevante bloccò lo stabilimento fino a quando non gli fosse fornito non solo l’elenco delle sostanze prodotte, ma anche dei composti che queste sostanze venendo casualmente a contatto potevano produrre e l’effetto sull’uomo. Alla faccia del segreto industriale.
Del resto anche la magistratura non dà notizie dei procedimenti in corso nei confronti dell’azienda e neanche degli esposti prodotti dai cittadini da organizzazioni e da membri del consiglio regionale.
Forse è necessario abbandonare il fioretto e duellare di sciabola, forse è necessario incavolarsi. In modo proattivo ovviamente!
Carlo Candusso