Gentile direttore,
che senso possiamo dare ad una “Camminata per la Pace”, il primo giorno del 2020, a cui ho partecipato, e dove il sottotitolo dell’evento recitava “Camminare insieme per creare Legami di Pace”?
Promosso dalla Parrocchia di Manerbio, con il suo parroco don Alessandro Tuccinardi, molto attivo, con il patrocinio del Comune e l’impegno di alcune associazioni manerbiesi, voleva essere in realtà un percorso di dialogo e di incontro, quanto mai importante ed attuale.
Un cammino partecipato e condiviso da quanti si riconoscono non solo nella cancellazione di tutte le guerre, ma anche nell’accoglienza e integrazione di chi è venuto da altri paesi per lavorare e viverci accanto.
“La Pace, dunque, come cammino di speranza, di dialogo e di un ambiente più vivibile, anche attraverso una comunitaria conversione ecologica”, dove la pace ha il volto della legalità, di un ambiente sano e di un lavoro onesto che sostiene la vita… la vita di tutti.
In certi casi, bisogna proprio esserci, per camminare insieme, e per dire basta all’odio diffuso, perché ci si salva soltanto insieme.
Ci si salva dalle condizioni di bisogno, ma pure dai rischi per la democrazia, che è un bene superiore e che ci appartiene a tutti.
Lo abbiamo fatto tanti anni fa, per chiedere maggiori diritti nel lavoro, per aiutare i cittadini italiani che restavano indietro, ed ora si tratta di condividere quei diritti conquistati con le nostre lotte, rispettandoci adesso l’un l’altro nella vita di ogni giorno, e talora sulle piazze per ribadire tutto ciò ancora una volta.
A fianco di chi, come me, marciava per costruire la pace laicamente, vi erano tanti cristiani della Chiesa di Papa Bergoglio e molti musulmani con il mio amico senegalese Issa Bousso, aperti agli altri, ma quelli di cui si notava l’assenza erano i potenziali pacifisti storici, spesso tali solo a parole, che hanno perso l’occasione di proporre le loro opinioni, forse perché troppo rimpinzati dai cenoni di fine anno, in barba a che soffre di fame, o troppo impegnati nelle discussioni da bar.
Se vogliamo puntualizzare, anche il numero di partecipanti al corteo, pur annoverando questo un paio di centinaio di manerbiesi, non rappresentava certo i 13mila nostri cittadini, tra cui vi sarebbero moltissimi altri, che hanno ideali di Pace.
Pochi ma buoni?
Non basta dichiararsi per la Pace solo a parole serve la personale partecipazione. Dov’erano le bandiere arcobaleno? Uscite dal vostro letargo!
Il ritrovo era un portico, quello comunale,che rappresenta la nostra comunità, la vera Casa del Popolo, la nostra casa delle rappresentanze. Uno spazio simbolo di doveri e diritti, di incontro e di apertura, che ci richiama anche alla nostra responsabilità verso chi Pace non ha.
Questo è il senso di Creare Legami di Pace.
Luigi Andoni