Egregio Direttore,

la frase pronunciata dal sindaco Vittorielli nell’intervista a PAESE MIO: “Senza volermi ancora sbilanciare, credo che presto saremo in grado di annunciare novità rilevanti sul recupero dell’Area Marzotto” rappresenta un momento simbolico e concreto per Manerbio. Restituire ai cittadini un’enorme area abbandonata da vent’anni è un risultato significativo, che dimostra l’impegno dell’Amministrazione nel trasformare spazi inutilizzati in luoghi vivi e funzionali. Vedremo i tempi e i modi di questo progetto, che in ogni caso sarebbe un assai tardivo esempio di come possiamo rigenerare il nostro territorio, creando opportunità e migliorando la qualità della vita manerbiese. L’area, abbandonata a sé stessa per troppo tempo, necessita di un processo di rigenerazione i cui obiettivi sono quelli di eliminare il degrado, di ripristinare la salubrità del sito, di togliere amianto e vecchi scarichi inquinanti nocivi alla salute, per restituire ai cittadini di Manerbio 100 mila metri quadrati di multifunzionalità, sicurezza e salute.

I lavoratori della ex-Marzotto, dopo avervi lavorato per tanti anni, non saranno più inorriditi nel passare in via Verdi e osservare lo sfacelo di quelle strutture e la sconcezza che l’abbandono del luogo produce. Per chi viene da fuori non rappresenta certo un bel biglietto da visita per Manerbio, ma è da notare che la cessazione delle attività non fu dovuta affatto ad una crisi aziendale, anzi la Marzotto era in espansione sia nei ricavi che negli utili, in particolare per la produzione, proprio a Manerbio, di tessuti superfini di lana, assai richiesti ovunque nel mondo. Si espanse talmente che aprì nuove strutture in Lituania, Repubblica Ceca, Egitto, India, ma per Manerbio non c’era posto. Durante questi vent’anni abbiamo assistito a molte ipotesi, come piani di riedificazione con aree verdi, progetti per l’inserimento di poli logistici, addirittura spazi per un polo universitario.

Ma tutto poi svaniva e il centro del paese rimaneva pieno di erbe ed animali selvatici, in compagnia del sempre presente amianto sui tetti e nel “blocco caldaie”. Ora, possiamo fare affidamento su ciò che dice il sindaco? Da persona seria qual è, significa che ha in mano una briscola, perché altrimenti non avrebbe fatto un simile azzardo di parole in libertà senza fondamento. D’altronde, se anche questo tentativo fallisse, non ci resterebbe che approvare una delibera del Comune, secondo la quale si potrebbe introdurre nel Regolamento Edilizio una clausola atta a stabilire come “per edifici ed aree in disuso da più di dieci anni il Comune di Manerbio può diffidare i proprietari ad eseguire un progetto di recupero. In mancanza, si potrebbe provvedere d’ufficio, attribuendo il bene ad una funzione pubblica e addebitando al proprietario i costi dei lavori e una sanzione”. Questa è anche una analoga recente proposta del Consiglio Comunale di Milano per risolvere gli stessi annosi problemi… per una Manerbio migliore.

Luigi Andoni e altri pensionati di Manerbio