Egregio Direttore, in questi giorni mia nipote Anna compie i suoi meravigliosi 18 anni, diventando maggiorenne e acquisendo tutti i diritti ma anche i doveri di una cittadina italiana a tutti gli effetti, nella scuola, nella politica, nel voto, nelle questioni finanziarie, penali, civili, con la possibilità di prendere la tanto desiderata patente. Da ora può scegliere tutto in autonomia, salvo dipendere ancora finanziariamente dai genitori, come lo sono tantissimi giovani che hanno la fortuna di studiare, al contrario di noi anziani. A proposito di ciò, un mare di pensieri mi passano per la testa e non posso fare a meno di riandare ai miei vecchi tempi, quando facevo il garzone in una forneria a Verolanuova, contribuendo alle spese di casa. La mia famiglia era numerosa e poverissima e non c’era la possibilità di farci continuare gli studi, anche se i nostri genitori ne sarebbero stati orgogliosi: allora vi era una situazione sociale molto diversa, dove i poveri erano già predestinati ad essere strumenti di lavoro per i ricchi, un’altra vita in un altro pianeta. Oggi la società si è chiusa in sé stessa e si è persa l’espansività e la disponibilità verso gli altri, la spensieratezza, il dialogo, e invece restano le preoccupazioni per il lavoro, per la salute, per come sbarcare il lunario. Non ci sono più tante certezze che noi avevamo e che la nostra generazione ha saputo conquistare, come il lavoro sicuro, nelle fabbriche o nel pubblico impiego, e soprattutto il diritto alla pensione, un sogno che si era avverato. Restano però, oggi come allora, dei mezzi che sono indispensabili per caricarci nell’affrontare le complessità del vivere in una comunità dove regna l’egoismo, e queste risorse sono le gioie familiari, le amicizie spontanee. Oggi impera un individualismo egoista che forse noi stessi abbiamo contribuito involontariamente a creare nella vita, impegnandoci fin troppo per il miglioramento delle condizioni infime da cui partivamo. Quando manca la serenità non si è tranquilli, niente gira per il verso giusto e si vive nel grigiore e nell’ansia. La nostra Anna si troverà a vivere in una società molto più complessa e difficile di quella dei miei tempi, e quindi prima di tutto dovrà essere forte perché nella vita ci sarà da sgobbare, impegnarsi e soffrire, a volte sembrerà di non farcela, come capita anche a scuola, ma sarà necessario stringere i denti e andare avanti: conoscendo Anna però, sono convinto che ce la farà. A lei non risparmio i miei consigli, senza assillarla, come allontanare chi le fa del male, cercando invece di annodare i legami con quanti la stimano e vogliono il suo bene, i veri amici, pochi o tanti che siano, ma che saranno conquistati dalla sua grande empatia. Quando, arrancando, percorrerà la faticosa strada verso la cima, chiedendosi dove sarà mai la felicità, finirà per sorridere, perché questa sarà proprio lì, accanto a lei. La sua guida dovrà essere la positività, che trasforma tutto in concretezza e obiettività, lottando per un mondo migliore in cui la gentilezza sia la lingua universale e il rispetto la moneta più preziosa. A diciott’anni si è già grandi ed è il momento di esplorare il mondo, di conoscerlo a fondo e di viverne ogni esperienza con la maggior intensità possibile. Si ritroverà a correre, a ridere, a divertirsi, a sbagliare e ad essere a volte anche un po’ triste. Ogni tanto si cambia ritmo e modo di vedere le cose: non c’è niente di più bello al mondo che cambiare, reinventarsi, non lasciare mai che un giorno sia uguale ad un altro.
I tuoi nonni, Giulia e Luigi di Manerbio.