Il 25 novembre 2024 è la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne. Ma cosa s’intende con questa espressione? Qualsiasi tipo di maltrattamento fisico o coercizione psicologica volto a mantenere una donna “al suo posto”: succube del marito o del padre, inserviente gratuita, economicamente dipendente, priva di aspirazioni personali o persino di tutela della propria sicurezza. Sembrano discorsi anacronistici, eppure la cronaca nera e le denunce sporte esistono per dimostrarci il contrario.
Al Teatro Civico “M. Bortolozzi” di Manerbio, il 15 novembre 2024, si è tenuta una serata dedicata al tema: “Non solo questa è violenza”. L’incontro è stato aperto da una performance realizzata da Lorenzo Ferrari e Noemi Melzani sulle note di “Nessuno” (Fabri Fibra). Lo stesso Ferrari aveva curato la regia, mentre la coreografia era di Antonella Settura. I due danzatori hanno inscenato le vicende di un “amore tossico”, fra iperbolici giuramenti, fughe e botte, fino all’epilogo tragico.
Dopo l’imitazione, la vita vissuta: sono stati intervistati Moira Cucchi e il figlio Sean Maggi, accompagnati dalla dott.ssa Rita Basso (psicologa e psicoterapeuta). Con loro, c’erano la dott.ssa Patrizia Bissolotti (assistente sociale), la moderatrice dott.ssa Viviana Filippini (giornalista) e una
rappresentanza del centro antiviolenza “Chiare Acque”.
Quella che hanno raccontato Moira e Sean è una storia di “non straordinaria violenza”. È cominciata con l’innamoramento per un “ragazzo simpatico”, per quanto pieno di comportamenti sospetti: visite a sorpresa alla fidanzata proprio quando lei stava per uscire con le amiche; reset del computer di lei col pretesto di “problemi”; intrusioni varie ed eventuali nella vita di lei e monopolizzazione della sua attenzione… Poi, il matrimonio e un’ulteriore riduzione degli spazi di privacy della donna: nemmeno le password e la stessa porta del bagno potevano rimanere inviolate. Moira è stata indotta anche a cambiare lavoro.
La nascita del primo figlio è stata accolta dal marito come l’arrivo di un intruso che gli rubava l’attenzione della moglie. Insomma, un crescendo di sopraffazioni e gelosie immotivate giunto alla violenza economica e fisica: tutto il repertorio dell’abuso narcisistico, che consiste nella ricerca del controllo assoluto sul partner. Dopo la fuga quasi miracolosa coi due figli e il sospirato divorzio, è arrivato lo stalking… Un lungo calvario per ritrovare la gioia di vivere e la libertà di respirare, grazie all’aiuto della famiglia d’origine, degli amici, delle Forze dell’Ordine, dell’avvocato e della psicologa.
Chi si chiedesse “perché lei non l’abbia lasciato subito” mostrebbe di ignorare sia le dinamiche psicologiche che governano questi “amori malati”, sia le tattiche perfide impiegate per irretire il partner. Il lato abusante di una personalità disturbata si manifesta apertamente solo dopo un lungo lavoro di finzione e manipolazione, che arriva a creare persino un legame biochimico con la vittima
designata. Quando le violenze sono palesi, il partner abusato è ormai privo di qualsivoglia resistenza psicologica, via di fuga e mezzo economico. Anche la presenza di figli disincentiva la rottura del legame, per ovvi motivi. Nel caso delle donne, bisogna tener conto dei condizionamenti culturali che le spingono a considerarsi “la colonna portante della famiglia” e a comportarsi da “crocerossine”, per usare un’espressione ormai abituale.
Si aggiunga la doppiezza di molte personalità disturbate: chi è un diavolo in casa è spesso un angelo in pubblico. Per il senso comune, è impossibile credere che “una così brava persona” adotti comportamenti tanto orribili. A volte, anche davanti alle urla delle vittime durante le violenze, il vicinato preferisce adottare una cecità e una sordità di comodo.
La storia di Moira ha mostrato cosa possa fare una sana alleanza con le figure che ci possono aiutare: quelle che, senza forzarci né giudicarci, offrono supporto concreto e competenze professionali. La sfiducia verso le Forze dell’Ordine e i centri antiviolenza è tanto pericolosa quanto ingiustificata.