Si chiama «I.power Rigenera», ma l’hanno ribattezzato «Cemento 4.0»: una soluzione completa, che parte dalla fase progettuale per arrivare alla posa in opera del prodotto, capace di rigenerare le malconce infrastrutture del nostro Paese.
Lo sappiamo bene, anche perché il ponte Morandi di Genova e altri viadotti ce l’hanno ricordato con forza: molte delle infrastrutture progettate negli anni Cinquanta e Sessanta (stiamo palando di ponti, viadotti, gallerie, strade e ferrovie) oggi versano in uno stato più o meno avanzato di degrado strutturale.
Ovvio: per quanto duraturo, il materiale con cui sono state costruite (ci riferiamo al cemento armato) non è eterno. Il tempo, il sole, il gelo ed altro ancora portano ad un indebolimento delle strutture. Con l’ovvia necessità di un «restyling» da fare prima che qualche ponte, esattamente come il Morandi, cada.
Di opere che hanno bisogno di una sistematina ce ne sono anche a Manerbio e dintorni. Ci riferiamo, nella fattispecie, a due cavalcavia che si trovano in questa parte della Bassa: uno a Manerbio, l’altro a Bassano Bresciano. Entrambi sono sulla 45bis, la Gardesana occidentale.
La situazione, meglio precisarlo, non è grave. Però bisogna intervenire prima che lo diventi. È quello che si sta facendo.
E qui entra in gioco l’«I.pover Rigenera», che, ideato da Italcementi e portato sul mercato da Calcestruzzi, consente di «rigenerare» ponti, viadotti e opere del genere, dando loro, se non proprio una nuova vita, qualcosa del genere.
Di tutto questo dobbiamo essere orgogliosi soprattutto noi bresciani. Il progetto, infatti, ha come capofila l’Università di Brescia, già molto quotata, ma che grazie a questo progetto alza ulteriormente il livello qualitativo.
Rinforzato con delle fibre di acciaio, questo calcestruzzo viene tenuto in forma fluida, così che, con opportuni trattamenti, possa letteralmente avvolgere la struttura oggetto dell’intervento, creandole attorno una nuova pelle dello spessore di pochi centimetri. Uno spessore comunque capace di ridare forza e resistenza alle strutture ammalorate.
Il nuovo cemento, insomma, dà una serie di vantaggi.
Innanzitutto durabilità e sicurezza: la particolare struttura della matrice cementizia impedisce agli agenti aggressivi di penetrare nel calcestruzzo, così che il rischio di fessurazione, e il conseguente degrado, è minimo.
In questo modo i costi di manutenzione risultano essere notevolmente ridotti e la vita utile delle opere viene incrementata.
Da non dimenticare la resistenza a terremoti e incendi: la soluzione, infatti, interagisce con la struttura degradata, fornendo una maggiore resistenza sismica.
Essendo rinforzato con fibre di acciaio, il cemento reagisce in modo adeguato a eventi sismici, generando una moltitudine di piccole fessure che permettono alla struttura di deformarsi senza spezzarsi, garantendo così la salvaguardia del manufatto.
In caso di incendio, questo cemento può sopportare temperature fino a 750°.
MTM