Il 21 marzo 2025 è caduta la Giornata Mondiale della Poesia: una ricorrenza istituita dall’UNESCO nel 1999 e fissata per la stessa data del Capodanno persiano, per sottolineare il suo significato di “rinascita”. La poesia (così poco di moda) promuove infatti la varietà linguistica e la libertà d’espressione. Questo diviene ancora più evidente quando, anziché essere letta, viene ascoltata, come avviene con le canzoni d’autore.

Per questo, il 22 marzo 2025, Manerbio ha celebrato tale ricorrenza con uno spettacolo dal titolo “In viaggio con De André”. Al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, è stato ospitato Domenico Chiofalo, avvocato con la passione per la musica e la poesia. Lui stesso ha cantato e suonato al pianoforte numerosi brani del cantautore genovese, dopo averli debitamente introdotti. Quei versi intensi parlavano di una società falsamente egualitaria, in cui in realtà molte persone vengono trattate da rifiuti umani. Questa ipocrisia può essere svelata intervistando idealmente i morti, come Edgar Lee Masters fece nella sua “Antologia di Spoon River” (1915). Le poesie qui raccolte ispirarono a De André l’album “Non al denaro non all’amore né al cielo” (1971). Tra le anime che si raccontano, c’è quella del suonatore Jones: un contadino appassionato di musica che sembrerebbe un “alter ego” del cantautore. “Un giudice” è la famosa storia di un nano eternamente irriso per la propria statura, che si vendica del genere umano, dopo essere divenuto magistrato.

Dopo aver eseguito questi due brani, Chiofalo è passato

all’album “Anime salve” (1996). Da esso, era tratto “Ho visto Nina volare”: un pezzo dedicato al primo amore infantile di De André, una bambina che viveva nella stessa cascina dove la sua famiglia era sfollata. Quel sentimento rimase un mero sogno, soffocato anche dalla paura della reazione paterna. Ma De André e Nina Manfieri, ormai adulta, riallacciarono un’amicizia parecchi anni più tardi.

Avendo vissuto gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, il cantautore trattò diverse volte il tema della guerra, esprimendo il suo antimilitarismo. “La guerra di Piero” non ha bisogno di presentazioni. “Andrea”, quando uscì nel 1978, fece scalpore: parlava di un uomo innamorato di un soldato, morto nei pressi di Trento durante la Prima Guerra Mondiale. La tragedia personale di Andrea non si distingue da quella del conflitto armato, colpevole di aver privato milioni di persone dell’ “amore, la perla più rara”.

“Quando” era invece un omaggio a Luigi Tenco, legato all’altro cantautore genovese da una profonda amicizia. Il suicidio di Tenco sconvolse De André, che gli dedicò “Preghiera in gennaio”: un invito a Dio ad accogliere l’anima del suicida, con una velata polemica contro i giudizi benpensanti su questo tipo di tragedia.

“La città vecchia” riprendeva una poesia di Umberto Saba sull’umanità emarginata e dolente: la stessa che viveva nei versi di “Via del Campo” e “Bocca di Rosa”. La più celebre, però, è forse “La canzone di Marinella”: versione addolcita dell’omicidio di una ragazza, migrata dal Sud al Nord per cercare lavoro e finita in un giro di prostituzione.

L’album “La Buona Novella” (1970) riprende invece episodi dei Vangeli apocrifi, concentrandosi spesso sulla figura della Vergine. Chiofalo ne ha tratto “Il sogno di Maria”, un racconto dell’Annunciazione che descrive la fame di vita e di libertà della giovanissima protagonista.

La serata è proseguita ancora, tra versi d’amore e ricordi come quelli di “Hotel Supramonte”, in cui gli emarginati erano lo stesso De André e la moglie Dori Ghezzi, sequestrati in Sardegna. La conclusione è spettata a un vero e proprio idillio poetico: “Inverno”, un quadretto innevato in cui un campanile segna un confine fra terra e cielo.

Erica Gazzoldi