Caro direttore, ci avviamo verso le festività natalizie, momenti in cui molti genitori riabbracciano i propri figli e molti nonni i propri nipoti, ragazze e ragazzi che hanno lasciato Manerbio per il percorso di studi e che hanno identificato nelle grandi città un’occasione di futuro ma soprattutto una realtà a misura delle nuove generazioni.
I giovani hanno preso consapevolezza che Manerbio, il loro paese natale, gli “stava stretto” e i nonni, fondatori per certi versi della nostra comunità, non si sentono più orgogliosi della loro cittadina, quella per molto tempo li faceva sentire un po’ “nobili”.
E’ con questi termini che mio nonno racconta della sua Manerbio, un paese ancora prima che città, che ha dato crescita e sviluppo, che nel tempo si era conquistata un ruolo nel distretto della Bassa bresciana e faceva sentire i suoi residenti un po’ più cittadini rispetto ai paesi limitrofi.
Oggi l’emergenza sanitaria ha fatto tornare nelle regioni di appartenenza e nei piccoli centri tanti italiani, lo smart working ha fatto riscoprire il calore dei centri storici anche in piccoli paesi sperduti o per necessità economiche il ritorno in famiglia ha colmato il vuoto lavorativo che il covid ha creato.
Ci troviamo quindi in un momento storico in cui vale la pena pensare e riprogettare i servizi e lo sviluppo della nostra cittadina, agganciare la ripresa post covid, per dare la possibilità a tanti giovani di pensare alla possibilità di restare e a tanti genitori di sentire che si può ancora esser orgogliosi di vivere a Manerbio.
I segnali però non sono ahimè confortanti, la narrazione di molti concittadini, che ringrazio per le telefonate e i momenti di confronto che stanno scaturendo in questi ultimi mesi, è di un centro storico ormai privo di offerta commerciale, piazze che si chiamano piazze solo per toponomastica, mancanza di intrattenimento e attività di coinvolgimento della comunità, aziende che hanno cercato di insediarsi a Manerbio ma hanno trovato solo burocrazia e un muro di gomma nell’apparato comunale, servizi ai cittadini che invece di migliorare vengono a mancare.
Su questo ultimo punto non posso non ricordare quanto ai manerbiesi sia rimasto l’amaro in bocca per lo spostamento dei servizi del distretto sanitario da Manerbio a Leno, su questo tema si leggono solo delle dichiarazioni mezzo stampa del Sindaco, ma nessuna azione forte di nessun politico locale, vedere in periodo covid code di manerbiesi a Leno per i vaccini o per la sola scelta del medico curante è ai miei occhi ridicolo.
In un periodi di così forte stress sociale, sapere che sono oltre 800.000 euro i fondi arrivati a Manerbio per supportare le attività ci rende speranzosi, felici di vedere già alcuni bandi attivi e online sul portale del Comune di Manerbio, ma Manerbio merita di più, serve uno scatto verso il futuro, serve una visione “smart” che coinvolga i cittadini e partendo dalla progettualità gestisca i fondi e non che i fondi si “autogestiscano” arrivando a pioggia.
Il mio augurio è quello che insieme, in tanti cittadini, riusciamo a collaborare per una Manerbio dell’orgoglio, di una città dove il coinvolgimento e il confronto siano alla base di una comunità in “Azione”, che torni a fare sentire un po’ “nobili” i nostri nonni.
Andrea Almici,
Coordinatore Manerbio in Azione