Nelle scorse settimane alcune famiglie con bambini che frequentano o frequentavano la scuola infanzia e nido Ferrari di Manerbio e che non avevano pagato le rette dei mesi di marzo e aprile 2020, hanno ricevuto una lettera a firma dell’avvocato Manuel Soldi

Nella diffida che – ndr, non è necessariamente un atto di ostilità che debba precedere una causa – si invitano i genitori a provvedere al pagamento delle rette dei mesi in cui la scuola è stata chiusa per l’emergenza sanitaria da covid 19.  

Poiché il servizio scolastico non era stato erogato, alcuni genitori si erano rifiutati di pagare il corrispettivo alla scuola. 

“Non è concettualmente corretto pensare che se il servizio non è stato fruito non si debba provvedere al pagamento” precisa l’avvo-cato Soldi, che aggiunge “le famiglie hanno firmato, ad inizio anno scolastico, durante l’iscrizione dei figli, un contratto che le impegna a corrispondere all’intero importo annuale anche se lo stesso viene, come in questo caso, rateizzato mensil-mente”

La vicenda delle rette al Ferrari affonda le radici ancora durante la primavera scorsa, nel pieno della pandemia. Non pochi i genitori che si erano riuniti per far sentire la loro voce e precisare che, come lo stesso Codacons ha ribadito “quando un servizio non viene erogato non deve essere pagato”. 

Dopo un’iniziale resistenza, centodieci famiglie avevano provveduto a pagare. Ad oggi – secondo l’avvocato Soldi e a differenza di quanto dicono le mamme in questione – i morosi si conterebbero sulle dita di una mano e numerose famiglie in difficoltà economica si sono rivolte direttamente alla Fondazione Ferrari per chiedere un piano di rientro. “Non ci siamo mai sottratti dall’offrire aiuto a chi è in difficoltà” spiega la presidente della Fondazione Ferrari Marilena Barbariga “dopo aver tolto il pagamento dei pasti ed aver scontato del 20% le rette di marzo ed aprile, abbiamo provveduto a rateizzare ulteriormente gli importi delle famiglie che lo hanno chiesto”.

Ma – difficoltà economiche personali a parte – ciò che rivendicano i genitori rimasti sulla loro posizione (circa una decina secondo alcuni portavoce delle famiglie) è quello che ritengono un principio imprescindibile: la scuola è stata chiusa e il servizio non deve essere pagato. 

Oltretutto durante il lockdown della scorsa primavera i costi di gestione del Ferrari, come fanno notare i genitori in questione, sono stati decisamente inferiori rispetto al periodo di apertura, se si escludono le spese vive relative a utenze e assicurazioni (si ricorda che per il personale erano stati attivati gli ammortizzatori sociali). 

“Siamo passati per vie legali” ha spiegato Barbariga “dopo che ci sono arrivate comunicazioni e lettere da avvocati di due famiglie e altre sei sono ricorse al Codacons”

A condividere il modus operandi della Fondazione, il sindaco di Manerbio Samuele Alghisi, nonostante – riferiscono alcuni genitori – durante una riunione dei mesi scorsi avesse manifestato l’intenzione di non appoggiare iniziative di tipo legale sulla vicenda. “Non vedo una soluzione diversa per la scuola” ha precisato Alghisi “se non continuare con l’azione intrapresa ed effettuare eventuali accomodamenti là dove siano necessari”

Il primo cittadino ha inoltre sottolineato che i bilanci del Ferrari sono in attivo e la scuola è “salva”. 

Del resto le entrate non mancano. 

Il solo Comune di Manerbio eroga annualmente oltre 200 mila euro  (dallo scorso settembre con modalità diversa rispetto al passato ovvero attraverso il sostegno alle famiglie e non direttamente alla fondazione) e nel 2020 sono stati elargiti altri 50 mila euro prelevati dai fondi covid. 

Ora in discussione è anche la gestione delle risorse economiche della scuola.  

“La logica contrattuale mette in risalto come un servizio non erogato non deve essere pagato. A fronte di una posizione di scontro, fra alcuni utenti e la Presidenza della Fondazione, mi parrebbe logico esaminare i costi sostenuti” ha dichiarato il consigliere comunale della Lega Ferruccio Casaro che ha chiesto i bilanci della Fondazione Ferrari per poter analizzare eventuali costi sostenuti e non ristorati.  

“Premesso che i bilanci consegnati sono parziali, nel senso che mancano i dettagli economici per alcune voci e pertanto alcune di esse non sono meglio classificabili, la proposta di mettere in discussione la problematica creatasi fra i cittadini utenti ed il CdA della Fondazione è stata negata dall’Amministrazione in carica” precisa Casaro aggiungendo che la richiesta fatta era intesa a trovare un punto di equilibrio fra le parti in causa con il ristoro delle rette, per la parte di servizio con costi indifferibili, mentre i costi variabili dovuti al mancato funzionamento del servizio sarebbero dovuti essere azzerati. “L’Amministrazione, che ricordo versa ben oltre 200.000 Euro, non ha voluto il confronto politico per il dipanamento dei contenziosi lasciandoli aperti” ha concluso il consigliere “Il dettaglio della vicenda resta ora in mano ai legali intervenuti da entrambe le parti”.

Barbara Appiani