Per tutti è stato un periodo davvero difficile quello che ci ha posto a combattere un nemico invisibile ma in questi ultimi mesi le associazioni ha dato il meglio di sé per sostenere, giorno dopo giorno, il personale medico-sanitario impegnato in prima linea.

Tra molte di queste associazioni presente, dietro le quinte, c’è anche stata l’Avis Manerbio. Non appena iniziata l’emergenza la sede di via Palestro 49 è stata chiusa al pubblico e, l’intero lavoro è stato svolto con l’attivazione immediata di quello che poi è diventato per tutti una ovvia modalità, lo smart-working. 

Quattro le persone che hanno seguito ognuna una parte gestionale della segreteria che da circa un anno e mezzo ha ripreso a pieno regime le proprie attività. 

“E’ stata una scelta più che azzeccata. La priorità era tutelare chi svolge per diverse ore al giorno il volontariato all’interno della nostra segreteria.

Dopo un confronto organizzativo e dopo aver condiviso con il consiglio questa nuova operatività abbiamo stabilito che solo una di noi si sarebbe mossa per tenere i rapporti con l’ospedale, la scelta è ricaduta su di me per ovvi motivi – spiega la presidente Marianna BaldoInizialmente si pensava il virus colpisse le persone di una determinata fascia d’età (65 anni circa) e di conseguenza essendo la più giovane ho preferito non esporre a rischi inutili il nostro cuore pulsante. Prendendo un giorno di riferimento, salvo urgenze, facevo da spola tra sede, centro trasfusionale, e le tre case delle nostre volontarie: Germana, Giliola e Madda-lena”.

Dopo l’organizzazione dello smart-working Germana seguiva il calendario chiamate, Giliola coordinava l’aggior-namento schede e la lettura della mail della segreteria, Maddalena si occupava della verifica degli esami e delle eventuali sospensioni o cure che dovevano essere fatte dagli avisini e dalle avisine, era importante avvisarli per tempo cosicché potessero prendersi cura di sé, il prima possibile.

“Ogni passo è stato fatto aggiornando costantemente il Consiglio Direttivo, era importante sapere anche come stava il resto dei consiglieri e le loro famiglie, ci si faceva forza a vicenda – ha spiegato la presidente Avis – Abbiamo effettuato due donazioni collettive in ospedale, quelle che noi chiamiamo domenicali, una il 15 marzo e l’altra il 14 giugno. 

La prima ha commosso perché è stato bellissimo, nonostante la paura propagasse e venissimo bombardati di informazioni ad ogni ora del giorno e della notte, ovunque su ogni canale, vedere la risposta dei donatori e delle donatrici di sangue che hanno dimostrato quanto siano gente di grande valore. Con le dovute misure di sicurezza come l’accesso contingentato, la prova della temperatura, i contatti costanti i giorni prima con la nostra segreteria per accertarci che le condizioni di salute fossero idonee, con i dovuti dispositivi di sicurezza, si sono presentati a braccio teso. 

Quel giorno è venuto anche a trovarci il presidente dell’Avis Nazionale Gianpietro Briola che ha salutato e ringraziato i donatori e il nostro Direttore Sanitario Pierluca Gabanetti che ha parlato con i nostri donatori analizzando la situazione e talvolta rassicurandoli. La seconda data del domenicale è stata in occasione della giornata mondiale del donatore di sangue a metà giugno. La tensione era scesa ma la guardia non si è mai abbassata. 

Stessa modalità c’era più serenità, siamo tornati a ridere e sorridere insieme sotto le mascherine. Data la data ad hoc abbiamo festeggiato i nostri avisini e le nostre avisine con dei pasticcini, è stato bello rivedere i loro sguardi sereni, ascoltare le loro storie e riaggiornarci su diversi aspetti. 

Le domenicali sono come un incontro tra amici, sono uno dei momenti più aggreganti per la nostra associazione”.

Oltre alle donazioni collettive l’Avis Manerbio ha sempre mantenuto un costante rapporto con il Centro Trasfusionale di riferimento, cercando di rispondere in modo collaborativo ed efficiente alle necessità di sangue richiesto. 

“Non abbiamo perso colpi, abbiamo tenuto testa, anche se ad aprile chiamare le persone e trovarle disponibili diventava sempre più difficile. 

Non erano stufe ma molte erano in quarantena preventiva, altre fortunatamente poche avevano contratto il virus seppur in forma lieve.

La segreteria, seppur anche all’interno del nostro consiglio ci siano stati lutti per famigliari che non hanno vinto il Covid, si è proseguito a testa alta. Niente di straordinario, abbiamo solo continuato a fare ciò che ci viene meglio fare, tendere il nostro braccio e cercare chi lo possa fare”.

Oltre alla quotidianità si è pensato al futuro. La presidente era connessa ogni giorno ai social e teneva i contatti con le persone che attraverso Facebook chiedevano come essere utili, come donare. “Essere costantemente connessi era fondamentale. Prendendo i contatti con aspiranti donatori e donatrici e con volontari e volontarie già conosciuti che per un motivo o per l’altro avevano sospeso le donazioni abbiamo potuto garantire una sicurezza anche in questi mesi. Il pensiero era costante al futuro: se stavamo mandando in quel periodo le persone a donare, considerato chi non poteva farlo per quarantena e motivi vari legati al virus, chi lo avrebbe fatto quando le sale operatorie sarebbero tornate operative? Le domande di ammissione venivano inviate in tempo reale con tutta la procedura da seguire. 

Non potevano fare gli esami di ammissione ma il mese scorso appena si è aperto uno spiraglio contingentato di posti abbiamo con appuntamenti ben precisi mandato i nostri aspiranti negli ambulatori, nel frattempo abbiamo richiesto di concludere le valutazioni delle pratiche in sospeso per le riammissioni o le ammissioni precedenti al Covid-19 così da arruolarli ed essere pronti nella fase di ripresa. Non è stato nulla di diverso da quanto facciamo ogni giorno, abbiamo solo dovuto adeguare le modalità per poterlo fare, e abbiamo così annoverato una trentina di volontari”.

Un periodo intenso ma significativo. 

“Di certo non dimenticheremo mai questo periodo, in molti ci hanno anche preso come punto di riferimento per avere informazioni sanitarie, prassi da seguire, e abbiamo fatto da filtro confrontandoci sempre con le figure preparate e preposte a fornire le risposte.

Non ci dimenticheremo mai dell’aver perso amici, donatori e donatrici di valore che hanno creduto nell’Avis, ne tantomeno dei famigliari dei nostri volontari e delle nostre volontarie del sangue. Non dimenticheremo il presidente Franco di Chiari e l’alfiere Ciano di Offlaga, nostri affezionati la cui scomparsa ci ha davvero spezzato il cuore. A tutti va il nostro abbraccio. Vogliamo ringraziare chi ha detto sì alla nostra chiamata, così come chi non ha potuto, siamo certi che a breve torneranno in piena attività, così come chi non se l’è sentita, più che comprensibile, non mancheranno per loro altre chiamate, perché si sa il sangue non smette mai di servire, e grazie ai medici e agli infermieri che da sempre svolgono il loro lavoro come una missione, non sono stati eroi del Covid lo sono stati sempre e sempre lo saranno”.

Ci sono stati momenti che hanno però fatto sorridere. “Ci sono state delle occasioni che ci hanno permesso di andare avanti e non ci hanno mai fatto pensare di mollare. Il pranzo della domenica ad esempio. Più volte è capitato che nel gruppo whatsapp del consiglio alle 12 della domenica si fotografavano i piatti cucinati e ci si augurava buon appetito, a volte anche le ricette. 

Un’altra occasione è stata poter consegnare delle uova giganti di cioccolata al reparto Covid del San Camillo di Brescia, alla base elisoccorso degli Spedali Civili, al pronto soccorso di Manerbio, un pensiero semplice, piccolo, ma che ha creato sguardi sorridenti dietro quei presidi protettivi e un forse un attimo di buon umore. Meraviglioso anche l’in-contro Skype con SteDj Stefano Pietta, è sempre bello parlare con lui, o quando abbiamo aderito alla lettura della poesia per la biblioteca. Non ultimo ci ha piacevolmente commosso domenica 28 giugno la consegna dell’opera dell’artista Tambalotti in parrocchiale. Infine un grazie a chi ci è stato vicino, anche solo chiedendoci: come stai?”.

Do M.R.