Quale che sia il campo su cui si vuole intervenire, per un qualsiasi intervento che non sia fatto a caso, ma con cognizione di causa, è necessario avere sotto controllo la situazione. Insomma: per programmare eventuali interventi efficaci, bisogna partire dalla situazione reale, dallo stato di fatto.

Vale per un documento di programmazione economica; vale per la didattica a scuola; vale per una qualsiasi azienda. Ovviamente vale anche per la gestione delle risorse idriche. A maggior ragione in questo periodo in cui, come ci ricordano un giorno sì e l’altro pure giornali e telegiornali, di acqua ce n’è poca. Ma se anche non ce lo ricordassero i media, basta guardare i nostri laghi e i nostri fiumi, per constatare che il filo dell’acqua è (oramai da troppo tempo) sotto i livelli di guardia.

Bene hanno fatto, allora, con l’ok del consiglio comunale, a Manerbio a mappare i corsi d’acqua presenti sul suo territorio: stiamo parlando di circa 3.000 (tremila!) fossi, canali e navigli vari, che da sempre solcano questa fertile fetta della Bassa.

La mappatura ha evidenziato che, più o meno come negli altri territori della Bassa, nel Comune di Manerbio troviamo quattro tipologie di corsi d’acqua. Si va da quelli privati a quelli di competenza comunale, passando dai canali del reticolo di bonifica fino ad arrivare all’unico corso d’acqua che fa parte del reticolo principale. Stiamo parlando, ovviamente, del fiume Mella, che, scendendo dalla valle, prima di infilarsi nell’Oglio, corre (in questo periodo sin troppo placidamente) anche nel territorio di Manerbio.

Vista l’importanza di tutti questi vasi, è stata istituita una fascia di tutela di tipo urbanistico. Il fatto è che il reticolo idrico locale ha un grande impatto, non solo nel trasporto e nella «distribuzione» dell’acqua (si pensi, ad esempio, all’irrigazione), ma anche nella difesa del territorio. I tanti, troppi danni che i fenomeni atmosferici sempre più violenti recano alle cose e alle coltivazioni dipendono anche dal fatto che molti vasi non sono più in grado di controllare e drenare l’acqua che cade a terra durante i sempre più violenti temporali estivi. Non ci riescono per due motivi: o perché certi vasi non vengono più puliti e «curati» come si faceva una volta, oppure perché, nel corso degli anni, certi fossi minori sono addirittura «spariti», spianati e trasformati in area coltivabile.

Chissà che la lodevole mappatura dei corsi d’acqua presenti sul territorio serva anche a farci capire il loro ruolo fondamentale nella difesa del territorio. MTM