Come abbiamo sottolineato sullo scorso numero, il settore lavorativo dello spettacolo è uno di quelli che più hanno sofferto le restrizioni anti-contagio.
È perciò con sollievo e speranza (ancorché prudenti) che vediamo ricominciare l’attività del Politeama di Manerbio.
Il film che ha inaugurato la riapertura è stato “Nomad-land” (USA, 2020; regia di Chloé Zhao).
La pellicola è ambientata negli Stati Uniti di fine anni Novanta: un Paese fatto di vasti spazi e assenza di confini, ma anche di povertà e sbando.
È il caso di Fern (Frances McDormand), una donna che perde l’impiego per la chiusura della fabbrica ove lavorava da una vita. Lei e i colleghi vengono lasciati allo sbando, letteralmente per strada.
Essendo vedova, Fern raccoglie in un van i ricordi del marito e ciò che per lei ha ancora un valore, per vivere da nomade.
Attraverso il suo sguardo, la regista ritrae la vastità della terra americana, ma anche la solidarietà fra gli emarginati: l’unica forma di solidarietà possibile, in un Paese dove welfare e sistema sanitario sono praticamente inesistenti. Il Politeama, insomma, riparte proponendo un film non certo facile da digerire, ma anche vincitore di tre Premi Oscar e di diversi altri riconoscimenti.
Il futuro della programmazione è ancora incerto.
Ma si sta prendendo in considerazione “Minari”: una pellicola prodotta (fra gli altri) da Brad Pitt e che ha vinto un Oscar nel 2021. Anche questo film (USA, 2020; regia di Lee Isaac Chung) è ambientato negli Stati Uniti. Il protagonista, Jacob (Steven Yeun) e la sua famiglia sono immigrati sudcoreani. Sopravvivono grazie a lavori come il sessaggio dei polli, ma sono stanchi di impieghi di mera sussistenza.
Perciò, si trasferiscono dalla California all’Arkansas, dove Jacob vuole avviare una coltivazione in proprio e rivendere i prodotti agricoli nelle grandi città.
Ma un progetto simile costa enormi sacrifici, che la moglie Monica (Ye-ri Han) è sempre meno disposta a concedere.
Per di più, il figlio David (Alan S. Kim) soffre di complicazioni cardiache. Per mantenere unita la famiglia, Jacob accetta che si trasferisca da loro la suocera Soonja (Yuh Jung Youn): una donna ancora molto ancorata alle tradizione coreane…
Un film in cui l’attaccamento alle origini etniche è strettamente legato alle profonde contraddizioni della società americana, nella quale l’amicizia e il buon cuore si rivelano solo nei modi (e nelle persone) più insospettabili.
In base alle presenze che saranno registrate prossimamente, il Politeama stilerà i programmi futuri.
Non resta altro da dire che: “Speriamo bene!”.
Erica Gazzoldi