Il Politeama di Manerbio non ha mai mancato di onorare la Giornata della Memoria con un ottimo film a tema. Anche nel 2024 i manerbiesi hanno potuto apprezzare un’ottima pellicola: in questo caso, si è trattato di “One Life” (USA, 2023; regia di James Hawes).
Il titolo significa “una vita” e parla effettivamente di come un uomo abbia impiegato la propria singola vita per salvarne molte. È la storia vera dell’inglese Nicholas Winton, interpretato sul grande schermo da Anthony Hopkins nella sua versione anziana e da Johnny Flynn in quella giovane. A ventinove anni, Nicholas ha un sicuro e proficuo impiego presso una compagnia di assicurazioni. Ma risponde comunque all’appello del suo amico Martin Blake (Ziggy Heath/Jonathan Pryce), che gli chiede di raggiungerlo a Praga per collaborare con il Comitato Britannico per i rifugiati della Cecoslovacchia. È il 1938 e la Germania nazista ha appena occupato i Sudeti, un sistema montuoso tea la Germania e l’attuale Repubblica Ceca. Le altre potenze occidentali hanno accettato la situazione, illudendosi di evitare una guerra. Ma le mire espansionistiche di Hitler sono fin troppo palesi, anche se pietosamente mascherate dietro “il soccorso ai tedeschi dei Sudeti” (vi ricorda qualcosa?). Per il momento, Praga non è occupata, ma vi si sono accampati i profughi dai Sudeti: famiglie ebraiche e rifugiati politici, perlopiù. Molti sono i bambini di ogni età. Ecco che a Nicholas viene un’idea: perché non organizzare il trasferimento dei piccoli in Inghilterra? Lassù potrebbero rifugiarsi presso famiglie affidatarie finché il pericolo non sarà passato. È un progetto che sembrerebbe troppo ambizioso. I soldi scarseggiano e le comunità ebraiche non sono certo inclini a consegnare gli elenchi dei bambini da far sfollare. Eppure, la determinazione di Nicholas e dei suoi amici fa il miracolo. Anche sua madre (Helena Bonham Carter) si dà da fare a Londra per trovare appoggi e finanziamenti. Il Comitato riesce così a far partire da Praga ben otto gruppi di bambini da mettere al sicuro in Inghilterra. Cosa succederà al nono? Tutti i piccoli elencati troveranno la salvezza?
“One Life” è tratto da una storia vera, quindi sarebbe azzardato aspettarsi un lieto fine totalmente roseo. Eppure, la storia a cui i manerbiesi hanno assistito ha allargato il cuore e strappato qualche lacrima di commozione. Soprattutto per il cuore del messaggio: a svolgere la coraggiosa e mastodontica operazione sono state persone del tutto comuni, con “una vita” qualsiasi (per citare il titolo). Se l’Olocausto è stato possibile a causa degli “uomini qualunque”, questo è altrettanto vero per la salvezza dei superstiti e per la creazione di una nuova Europa. Che non è perfetta, ma pur sempre migliore di quella in cui intere famiglie dovevano scappare per salvarsi la pelle. Le “persone qualsiasi” sono le uniche in cui possiamo sperare per la costruzione di una società sempre più civile. Ma possono essere più che sufficienti.