“Ciao gente,
spesso vi racconto delle mie attività ma oggi voglio raccontarvi degli aspetti miei, personali ed intimi per farmi conoscere meglio. Vi siete mai chiesti come una persona con condizione di disabilità motoria e non autosufficiente, affronta le situazioni quotidiane della vita? Ve lo racconto io”. Inizia così il post su Facebook di Stefano Pietta.
Quasi una confessione, a fiume, di un collega che si apre al mondo, quel mondo che ha imparato a conoscerlo per il suo hobby e lavoro. Ora Stefano fa un passaggio successivo e fa una domanda a chi legge, un quesito che implica uno sforzo per chi non vive la sua condizione. Da ottimo giornalista va dritto al punto e ci costringe a riflettere.    

Del collega Stefano Pietta si conosce la vita professionale legata alla sua radio, sono note le sue passioni, i suoi incontri e i suoi hobby. Ma il 40enne manerbiese si racconta in una nuova veste per fare emergere anche i suoi lati più personali. Un magistrale intento di avvicinarsi al prossimo e ai tanti che gli vogliono bene. Stefano racconta il suo esordio alla vita il 18 marzo 1984, alle 7 di mattina. La sua nascita avvenuta al sesto mese di gravidanza testimonia, dice, la sua voglia di venire alla luce e conoscere il mondo. Il giornalista nasce con una forma di tetraparesi spastica e i medici informano i genitori che la situazione è molto delicata e che il bambino potrebbe anche non superare la notte. Ma Stefano oggi di strada ne ha fatta tanta e, seppur nelle difficoltà dettate dalla sua condizione di disabilità, esprime l’amore per la vita anche se, come tutti, con momenti di tristezza e delusioni. Le gioie e i momenti di grande felicità non mancano di certo anche se, per chi non vive in condizioni di difficoltà fisiche, è difficile crederlo. Stefano racconta i suoi limiti e ostacoli con una estrema naturalezza, perché fanno parte di lui. Incanta quando elenca ciò che può fare o non fare. “Non sono autonomo nei bisogni primari, quindi, non riesco a mangiare, bere, lavarmi, vestirmi, andare a letto e girarmi a letto da solo. Per fare tutto questo devo essere aiutato dai miei genitori o da chi è con me in un determinato momento. Le uniche cose che riesco a fare in autonomia, sono: utilizzare il PC, lo smartphone, il telecomando della TV e con un po’ più di fatica rispetto alle altre, il comando della carrozzina elettrica. La mia condizione mi spaventa? Assolutamente no perché, come già sapete, mi sono “rimesso in gioco” come posso per cercare di vivere la vita nel miglior modo possibile”. Stefano si dichiara soddisfatto e felice della sua vita ma c’è qualcosa che vorrebbe migliorare. “Cosa mi manca nella vita?” scrive “compagnia fisica e frequente di persone e qualcuno che alternandosi ai miei genitori, mi possa accompagnare nei luoghi dove le mie passioni (radio, giornalismo, interviste, concerti e molto altro), mi portano a voler essere. Può una persona con condizione di disabilità innamorarsi e fidanzarsi? Assolutamente si, io lo sono stato dal 2015 al 2018” Con questo mio scritto ho voluto farmi conoscere meglio e sperare di farvi capire che le persone con disabilità non sono “eroi” ma PERSONE COMUNI!”. In questi anni, grazie anche al suo lavoro di giornalista e alla sua web radio Steradiodj, Stefano ha collezionato una serie di interviste e incontri con sportivi, calciatori, cantanti, politici e vip in generale. Da ciascuno di loro ha ricevuto vicinanza e parole di stima. Recentemente il suo coraggio e il suo spirito è arrivato persino in Vaticano. Dopo l’incontro con Papa Francesco lo scorso 20 novembre e la consegna di una sua lettera, Stefano ha ricevuto una risposta da Sua Santità, un messaggio di incoraggiamento a proseguire la strada di divulgazione e di amore alla vita intrapresa dal giornalista ad honorem.  

Barbara Appiani