L’apertura delle mitiche “Cupole”, nel 1971, ha apportato una trasformazione sostanziale nel costume e nel tessuto sociale non solo di Manerbio, ma di tutta la Bassa Bresciana, portando in provincia quella ventata di cambiamento e di libertà che ormai tutto il mondo giovanile era pronto ad affrontare. La musica, per noi ragazzi, era il modo più naturale per fare aggregazione e per permetterci quelle piccole trasgressioni che ci facevano sentire un po’ più grandi. Pensate di essere alla fine degli anni ’70 e mettetevi nei panni di un quattordicenne abituato per anni a passare le domeniche pomeriggio fra cortile e oratorio, al quale viene data la possibilità di catapultarsi in un mondo totalmente differente da quello abituale, specie se considerato, soprattutto dalle mamme e dalle nonne, assolutamente un tabù. Per quel ragazzino era già un piccolo motivo d’orgoglio riuscire a recidere quel cordone ombelicale e pianificare quel suo primo pomeriggio “on the road”. Già, perché il solo avvicinarsi alle “Cupole” poteva rivelarsi un’ardua impresa. Ci si trovava con un gruppo di amici e poi, a piedi, ci si avviava verso il delimitare del paese, rappresentato dal ponte del Mella, sperando che qualcuno di buon cuore, vedendo il pollice proteso nell’inconfondibile gesto dell’autostop, si fermasse e lo portasse in discoteca. Discorso diverso valeva per le ragazze che venivano immediatamente “caricate”, o “scarrozzate”, a destinazione dai noti e soliti “taxisti” del paese che facevano la spola tra il centro e il locale. Per quelli meno ribelli, che non si cimentavano nell’esercizio dell’autostop, le “Cupole” mettevano a disposizione un servizio navetta costituito da un furgone Fiat 238, guidato dal leggendario Alessio. Insomma, si partiva carichi di aspettative, immaginando già l’interno del locale per averlo sentito descrivere da qualcuno che c’era stato; si sperava di trovare quella ragazzina particolarmente apprezzata, ma poi si veniva subito riportati alla cruda realtà, quando il passaggio non lo si trovava più e ci si doveva sorbire tutta la strada a piedi, come tantissimi coetanei. Una volta giunto a destinazione e pagato il biglietto, prima di entrare, lo si doveva esibire all’addetto allo strappo – sempre lo stesso per i trent’anni a seguire – ed eccoti finalmente all’interno. Con gli occhio sgranati, guardavi le piste da ballo, la postazione dei DJ Ferro e Roby, le poltroncine disposte su tre file concentriche. Con il tempo si capiva che quelle più esterne e al buio erano quelle più ambite, pronto, finalmente, lancia in resta, ad affrontare la tua domenica pomeriggio da leoni.

Alle 14.30 partiva a tutto volume la disco-music, portata al massimo splendore e al successo planetario dai Bee Gees nel film “La febbre del sabato sera”: la pista si riempiva di improbabili Tony Manero, e tu tentavi di districarti in quel fantastico bailamme, facendo il giro completo del perimetro della sala, dove capivi subito i posti in cui non era salubre attardarsi, affascinato da tutte quelle luci, ovattate dal fumo di migliaia di sigarette respirate all’unisono, e coinvolto in pista da formidabili pezzi di Donna Summer, Patrik Hernandez e dei Boney M. Le 18.00 arrivavano così, in un lampo; la frenetica disco-music lascia il posto ai pezzi lenti. Vedi la ragazza che speravi d’incontrare, ma è abbracciata ad un altro, sta ballando con gli occhi chiusi, anche lei rapita da quella magica atmosfera. Beh… le tue aspettative sono state quasi tutte disattese: sei arrivato a piedi, con la ragazza non hai nemmeno parlato, dovrai quasi sicuramente scarpinare anche per il ritorno e, quindi, ti perderai anche i gols della tua squadra del cuore, ma sicuramente stai già pensando a domenica prossima, perché, da inguaribile ottimista, ritornerai alle “Cupole” alimentando le stesse speranze. A quel quattordicenne, quelle emozioni, quelle sensazioni resteranno impresse per sempre nel cuore, assieme a quell’ingenuo stupore, quella naturale insicurezza che lo ha accompagnato nella sua prima domenica pomeriggio alle “Cupole”. Questa era la magia che pervadeva quegli anni e quella discoteca – che ha ospitato star nazionali e internazionali come Vasco Rossi, Raffaella Carrà, i Pooh, Amanda Lear e i Rockets – era quella che ha fatto ballare e divertire intere generazioni. Nel corso degli anni la sua denominazione è più volte cambiata (Manicomio, Disco Marilyn, Casablanca99), ma, nell’immaginario collettivo, quella discoteca, dalle inconfondibili e suadenti forme architettoniche ad oggi ancora visibili, resterà per sempre una sola: le “Cupole”!