Egregio Direttore le chiedo ospitalità, per poter offrire ai lettori del suo giornale alcuni spunti di riflessione e avanzare alcune proposte, riguardanti lo sviluppo territoriale economico e sociale di Manerbio.
In questi mesi si è appreso di una nuova pressione territoriale, in questo caso derivante da un fenomeno di contaminazione da sostanze pericolose anche cancerogene della falda sotterranea, Sui fatti correlati e sulle ipotizzate responsabilità, c’è stato un ampio dibattito su cui non mi dilungo, che ha portato ad incanalare la vicenda nel procedimento di bonifica e negli accertamenti di polizia giudiziaria a carico dei presunti responsabili. In questo senso, penso che l’auspicio e speranza di tutti i cittadini sia che le autorità a diverso titolo preposte, possano ridare certezza e giustizia ad un territorio come quello di Manerbio caratterizzato da notevoli pressioni ambientali.
Aspetto necessario per comprendere il futuro del nostro territorio, sono le politiche pianificatorie che l’Amministrazione Comunale ha fatto proprie nel documento unico di programmazione 2025-2027 approvato dal Consiglio Comunale, che in estrema sintesi risultano basate su indirizzi condivisibili ed auspicabili di valorizzazione sostenibile del territorio e delle sue peculiarità, in particolare l’agricoltura, il commercio e terziario ed il tessuto produttivo esistente, nonché basate sul principio del contenimento del consumo di suolo.
Nel corso di quest’anno nei quotidiani locali, si è appreso di una modifica del PGT vigente finalizzata a favorire l’insediamento di una attività industriale, eliminando la norma di salvaguardia finalizzata a vietare l’insediamento di industrie insalubri di prima categoria (ritenute dal legislatore le più impattanti da un punto di vista ambientale e sanitario). Se ho ben compreso, sembrerebbe che tale scelta sia stata affiancata dalla decisione di non realizzare una logistica nel territorio, enfatizzando su quest’ultimo aspetto come elemento meritevole dal punto di vista ambientale.
Per chiarezza di trattazione evidenzio che l’eventuale insediamento di una logistica nell’area produttiva in questione non può essere esclusa in quanto per le dimensioni dell’area risulta di competenza sovra comunale…, vedasi al riguardo i contenuti del PTR della Lombardia e delle relative norme specifiche sulle logistiche di integrazione alla LR 31/2014 per la riduzione del consumo di suolo e la legge regionale 8 agosto 2024 n° 15. Risulta invece aperta la porta all’insediamento di industrie insalubri di prima classe, che nella maggior parte dei casi potrebbero avere impatti ambientali significativi e maggiori rispetto ad una logistica. Nella logica di salvaguardia del territorio e dei cittadini, non mi pare una risposta adeguata e calzante con le vocazioni territoriali ed esigenze sociali, ne tantomeno necessaria, come avrò modo di evidenziare, a maggior ragione osservando alcuni esempi fallimentari che ci offrono altre realtà territoriali.
Il documento unico di programmazione del Comune conferma che Manerbio per le sue peculiarità è un polo attrattore, con vocazione per i servizi sanitari, derivante dalla presenza del Complesso Ospedaliero e dalle diverse strutture sanitarie satellite presenti nel territorio e di quelle con forte vocazione commerciale, direzionale e terziaria, elementi che fanno comprendere il motivo della crescita occupazionale in tali settori a scapito del manifatturiero e la forte richiesta edilizia nel territorio.
Inserire nel tessuto agricolo una realtà impattante, peraltro in una zona già caratterizzata da pressioni ambientali conosciute, al posto di sostenere le attività esistenti e a maggior appeal occupazionale per i giovani e minormente impattanti per il territorio e per i cittadini, risulta una scelta a mio modo di vedere obiettivamente sbagliata che creerà situazioni di conflittualità e problematiche, che nei costi non saranno mai bilanciate dai benefici e graveranno in maniera permanente sui cittadini Manerbiesi e dei comuni limitrofi e sul comparto agricolo, senza offrire risposte adeguate alle esigenze ed aspettative della comunità, tra cui quello prioritario di garantire uno standard della qualità della vita buono e proposte occupazionali coerenti con le crescenti aspettative dei non occupati locali.
In questo senso suggerisco di ripensare a queste scelte, concentrandosi su azioni quali ad esempio la rigenerazione urbana con il recupero dell’area Marzotto anche sviluppando nuove realtà assistenziali e sanitarie, nonché utilizzando l’area produttiva a nord del paese quale risorsa preziosa ma esauribile, in un ottica a più ampio respiro e tenuto conto dei limiti normativi al nuovo consumo di suolo, garantendone un uso privilegiato ed incentivato a servizio a supporto delle attività esistenti, considerando orizzonti temporali di attuazione più lunghi e la reintroduzione delle tutele e limitazioni all’insediamento di nuove industrie pesanti ad elevato impatto ambientale, con sola eccezione per la delocalizzazione o ampliamento di quelle esistenti nel territorio, fatto salvo chiaramente tutte le tutele necessarie.
Spero che questa mia lettera possa servire come spunto di riflessione e come elemento di dialogo sull’argomento, e possa portare ad un informazione chiara e trasparente da parte dell’Amministrazione Comunale sui soggetti ed attività che hanno avanzato richieste sul territorio e sul percorso di partecipazione pubblica che intende adottare, che potrebbe ai sensi dello Statuto Comunale orientarsi verso un referendum comunale consultivo, questo tenendo conto che gli effetti di queste scelte riguarderanno da vicino tutti i cittadini e ne caratterizzeranno in maniera permanente la qualità della vita.
Paolo Chinnici