Le notti natalizie sono abitualmente allietate dagli angeli, esatto? Non si è smentita nemmeno la Shopping Night manerbiese (20 dicembre 2024), la sera in cui i negozi e i bar locali rimangono aperti per un po’ di festeggiamenti e per gli acquisti dei regali. Infatti, il concerto che ha allietato i passanti in via XX Settembre è stato proprio quello degli “angeli blu”, i Blu Angels. A presentarsi è stata la formazione comprendente sia elementi storici che volti nuovi: Diego Baruffi (voce), Ugo Mangeri (chitarra acustica), Fabio Berteni (tastiera), Marco Cetara (chitarra solista), Dario Marocchi (batteria) e Stefania Bugatti (basso). Come sempre, ci hanno fatto fare un tuffo nella musica italiana degli anni ’60-’70 e non solo.

Hanno cominciato con “Pregherò” (1965) di Adriano Celentano, per poi proseguire coi Nomadi, che sono fra i loro cavalli di battaglia principali: “Tutto a posto” (1974) era la storia di un ritorno a casa e dell’accettazione di una relazione finita. “Rose rosse” (1969) del beneamato Massimo Ranieri parlava di un notissimo simbolo di amore passionale; “Sognando la California” (1966) cantava il desiderio di viaggiare e conoscere il mondo da parte dei giovani di un’intera generazione. “La settima onda” (1994), sempre dei Nomadi, alludeva a quell’ “orizzonte più vasto” a cui non resta che affidarsi, quando il resto delle speranze è andato perduto. “Pugni chiusi” (1967) di Demetrio Stratos esprimeva una disperazione che poteva essere lenita solo dall’amore. “Volando” (1976) dei Dik Dik parlava sempre di un viaggio: stavolta, quello nelle emozioni della passione. “Ma che film la vita” (1992) tornava ai Nomadi, con il loro ringraziamento a quanto di prezioso l’esistenza aveva da offrire. “Io vagabondo” (1972) esprimeva l’insopprimibile voglia di mettersi in viaggio, senza davvero sapere dove fosse “casa propria”. “Il fiore nero” (1977) ricordava l’opprimente potere delle gerarchie sociali e dei ruoli prestabiliti, simili a una notte che rende neri tutti i fiori. “C’era un ragazzo” (1966) era il noto brano pacifista di Gianni Morandi, purtroppo mai inattuale. “Un pugno di sabbia” (1970) tornava ai Nomadi, con un famoso brano di passione e gelosia. “Dieci ragazze” (1969) di Lucio Battisti, al contrario, era un inno al dongiovannismo… sconfitto forse da un’unica infatuazione. “Il vento del nord” (1995), sempre dei Nomadi, narrava di un amore fattosi ricerca spirituale condivisa. “Un’avventura” (1969), nuovamente di Battisti, esprimeva il desiderio di una passione romantica e non effimera. E proprio su questo cantautore si è chiuso il concerto, con “Il tempo di morire” (1970): se non si può avere l’amore eterno, perché non viverlo per un attimo solo? Certi sentimenti sono fugaci e intensi come la vita. Non tanto fugace, per fortuna, è quella dei Blu Angels: finora, hanno avuto il tempo di dilettarci con numerosi concerti e ce ne aspettiamo tanti altri.

Erica Gazzoldi