I Batmen sono un pezzo irrinunciabile della storia musicale manerbiese e, ora, lo sono anche di quella italiana. Questo è ciò che ha decretato l’enciclopedia “1964-1969: I complessi musicali italiani”, compilata da Maurizio Maiotti e da Graziano Dal Maso (Maiotti Maurizio, 2021-). Gli autori, infatti, hanno voluto inserire una scheda dedicata ai Batmen nel volume 2.
La storica band non è del tutto nuova a riconoscimenti simili. Era già stata menzionata nell’opera di Umberto Donina: “Il ritorno di un sogno (o il sogno di un ritorno?) Storia dei gruppi musicali bresciani” (Calcinato, 2006). Quel libro, però, guardava solo all’interno dei confini della provincia.
Fortunatamente, i Batmen sono in contatto con Maurizio Maiotti, editore e coautore della summenzionata enciclopedia. È stato lui a interpellarli, per ottenere le foto d’epoca necessarie a realizzare la voce enciclopedica a loro dedicata. Essa sottolinea la continuità nelle attività del gruppo, dal 1963 al 2022. Sono praticamente coetanei dei Nomadi, che hanno conosciuto quando era ancora in vita il leggendario Augusto Daolio; possono però vantare (in più rispetto a loro) di aver conservato la formazione originaria. Insomma, i Batmen hanno eguagliato (per un certo verso, anche battuto) in durata la band più longeva d’Italia, nonché la seconda più longeva al mondo dopo i Rolling Stones.
Nacquero a cavallo tra il 1962 e il 1963, per iniziativa di Giacomo Fiorini, che selezionò i componenti fra i propri allievi e trasmise loro le proprie competenze musicali. All’epoca, si chiamavano “Stelle d’Argento” e questa era la formazione: Mario Fiorini (chitarra solista), Gianni Fiorini (batteria), Libero Gogna (chitarra ritmica) e Lodovico Calza (basso). Erano soliti fare le prove in un locale di Vicolo Mella; la musica attirava spesso altri ragazzi e le prove si trasformavano così in feste di strada. Diventarono presto un gruppo molto richiesto nelle balere della zona.
Nel 1963, vinsero il Festival della Canzone a Verolanuova. Allo stesso concorso, per la categoria “cantanti”, vinse il loro amico Luciano Ruggeri, che si unì poi al gruppo. Presero così il nome attuale: “The Batmen”, in omaggio al supereroe cult dell’epoca. Poco dopo, si aggregò a loro il tastierista Giuseppe Rivetti, che aveva diretto l’orchestra nel festival verolese. Il padre di Lodovico Calza, che era sarto, confezionò le loro divise.
Fra i locali in cui si esibirono, ci furono il “Dopolavoro” di Manerbio, il “Tivoli” di Travagliato, il “Piper” di Sant’Eufemia (RA), il “Madison” di Brescia e il “Due Pozzi” a Flero.
I Batmen si trovarono a essere la “spalla” di celebrità come Fausto Leali, i Novelty, i Ricchi e Poveri e i New Trolls.
Incisero anche tre singoli per la CGD di Milano, con brani scritti da Luciano Beretta e Franco Monaldi. Tra questi, ci sono “L’apocalisse della gioventù” e “Gira la testa, Antonio”. Sono però introvabili ora, perché realizzati in tirature limitate e, più che altro, per i juke-box.
Tra il 1967 e il 1970, i Batmen ebbero un periodo di sosta forzata, per via del servizio militare. Ruggeri proseguì come solista, partecipando nel 1969 al “Festival di Castrocaro” e vari altri concorsi.
Nel 1970, il gruppo fu protagonista di una “Messa beat”, registrata di nascosto dal sacrestano. Negli anni ’80, volendo inserire dei fiati, invitarono nella band Luigi Damiani. Vennero poi anche Gianpaolo Andreocchi (pianoforte e voce) e Fabio Mor (tastiere). Proprio la continua crescita ha permesso ai Batmen di arrivare fino ai giorni nostri, dimostrando – come sempre – che può durare solo ciò che sa cambiare.
Erica Gazzoldi