L’esclusione di Manerbio, dalla lista dei centri vaccinali massivi, non autorizza a parlare di “declassamento” dell’hub di via Duca d’Aosta.
E’ quanto precisa la dottoressa Teresa Foini, direttore amministrativo dell’Asst del Garda.
Un termine improprio, secondo Foini, per questo centro vaccinale allestito nell’ex bocciodromo di Manerbio, realizzato con spiegamento di forze e risorse pubbliche, e che – operativo dall’ 8 marzo – nelle scorse settimane è stato destinato solo alla somministrazione di seconde dosi e vaccini alle categorie fragili.
La decisione è arrivata da Regione Lombardia che, con il passaggio per le prenotazioni dalla piattaforma Aria spa a Poste Italiane, è stata costretta ad una riorganizzazione dei centri vaccinali presenti sul territorio. Il target dei centri di vaccinazione massiva non può avere meno di 8 linee vaccinali, precisa Foini.
L’hub di Manerbio dispone di sole 4 linee vaccinali e per questioni logistiche e di spazio non può essere adeguato a quanto prevede lo standard dei centri di vaccinazione massiva.
“Il centro di Manerbio prosegue l’attività di campagna vaccinale non massiva” spiega Foini “qui vengono somministrate seconde dosi – anche di chi ha ricevuto la prima altrove – e la vaccinazione delle categorie fragili”.
Dunque non sarà chiuso lo stabile di via duca d’Aosta che – ironia della sorte – pare non trovare la sua stabile collocazione e funzionalità sul territorio cittadino (ndr). Intanto la somministrazione di prime dosi a soggetti che non rientrano nella categoria fragili, sono state quasi tutte dirottate a Castelletto di Leno che, insieme a Gavardo e Lonato offre sul proprio territorio un centro di vaccinazione massiva.
“Si sta procedendo nella logica della razionalizzazione delle risorse umane” precisa il direttore amministrativo Foini “e non esiste alcuna volontà di retrocedere alcuni centri a scapito di altri”.
Nella terza settimana di aprile sono 500 le persone che, provenienti anche da altri Comuni, hanno ricevuto o riceveranno la seconda dose presso l’hub manerbiese. Dunque nessuna chiusura in vista, sottolinea Foini e nemmeno una retrocessione di funzionalità dell’ex bocciodromo.
Ma, nonostante queste rassicurazioni, la nuova destinazione funzionale dell’ex bocciodromo ha generato perplessità da parte del sindaco Samuele Alghisi che su questa partita ha investito molte energie.
“Manerbio si è attivata immediatamente quando è stata indicata come punto vaccinale per la zona” dichiara Alghisi “non sono stati pochi gli sforzi che ci hanno consentito di allestire e di adeguare l’ex bocciodromo. Eravamo già pronti, avevamo già reperito i fondi anche per ampliare il numero delle linee, come ci era stato chiesto da ASST. La collaborazione con gli altri sindaci del territorio è stata importante.
Purtroppo le ultime disposizioni di Regione Lombardia hanno di fatto declassato il nostro centro che continuerà a lavorare per le categorie speciali”.
Per l’adeguamento degli spazi il comune di Manerbio ha speso oltre 27 mila euro, di cui 13.500 euro per i soli interventi funzionali al centro.
Inoltre alla richiesta di ampliare le linee vaccinali passando da 4 a 8, l’ammi-nistrazione aveva già reperito altri 20 mila euro che non sono però stati impiegati perché poco dopo è arrivato l’alt di ASST e di Regione.
Il passaggio alle 8 linee, come richiesto per i centri vaccinali massivi, non è stato possibile nell’hub di Manerbio a causa degli spazi ridotti.
La struttura di via Duca d’Aosta, come ha precisato Foini, dispone di 400 metri quadrati a differenza di quella di Castelletto di Leno che è esattamente il doppio e quella di Lonato che si estende su 1000 metri quadrati.
Dunque il centro vaccini di Manerbio continuerà ad essere operativo anche se destinato solo ad una fascia più ristretta di popolazione. Resta tuttavia l’amarezza di chi, come il primo cittadino Alghisi, credeva nella necessità di potenziare il centro anziché ridurne l’operatività. “Credo che Regione Lombardia” conclude Alghisi “abbia dimostrato ancora una volta grosse lacune rispetto alla gestione dell’emergenza covid”.
Barbara Appiani