La partenza da Manerbio di don Oscar La Rocca non lascia certo indifferente la Parrocchia e tutta la sua comunità. In undici anni di per-manenza, don Oscar ha saputo avvicinare i giovani alla Chiesa e all’oratorio, ha aperto le braccia alle nuove generazioni come fa un padre ne confronti dei figli.
Don Oscar parla il linguaggio contemporaneo ed è capace di gettare un ponte tra la società odierna e il credo religioso.
La messa domenicale dedicata ai ragazzi è sempre stata un momento di profonda riflessione cristiana ed ha riportato tra i banchi della Chiesa anche quella generazione di genitori più restia ad abbandonarsi alla fede.
Piacevoli le omelie di don Oscar capaci di tenere alta l’attenzione anche dei più piccoli. Ed è questa sua capacità di arrivare direttamente al cuore delle persone che piace ai manerbiesi, questo sapersi calare nei panni di altri, di scendere a fianco di chi soffre e porgere una mano.
Don Oscar lascia un patrimonio inestimabile alla comunità manerbiese, ma forse lui è convinto di aver preso più di ciò che ha dato.
E’ il credo diffuso di chi si dedica agli altri più per indole naturale che per scelta consapevole.
Forse lo imbarazza la mia domanda, un po’ scontata ma profonda, che tenta di capire cosa gli hanno lasciato la nostra Parrocchia e i fedeli.
La risposta arriva quasi immediata – come sempre è avvenuto in questi anni, discostandosi nettamente da altre figure della Chiesa forse poco propense a parlare con i giornalisti – e cela, dietro semplici parole, la gratitudine prima di un uomo e poi del curato. “E’ una domanda che meriterebbe una risposta lunga e approfondita” dice don Oscar “posso dirti semplicemente che a Manerbio ho imparato ad essere prete, ho imparato la ricchezza delle relazioni, ho imparato la bellezza di stare con i bambini, ragazzi, adolescenti piccoli e grandi”.
Ed è proprio questo – ndr – di cui la Chiesa ha bisogno oggi: di animi capaci di parlare un nuovo linguaggio cristiano universale, capaci di sapersi calare nella sofferenza umana e nelle tribolazioni quotidiane facilmente scovabili anche tra le pieghe di una piccola comunità come la nostra.
La misericordia umana può avvicinare al divino proprio là dove il credo religioso latita. E se poi il dono prezioso della fede non arriva, pazienza. Avrà avuto il sopravvento l’amore per il prossimo e questo rappresenta – sempre e in ogni caso – il più grande successo.
Barbara Appiani