La coclea idraulica (detta anche vite di Archimede) è una macchina concepita per la produzione di energia elettrica. Ispirandosi alla vite d’Archimede, da sempre utilizzata per il sollevamento delle acque, la coclea idraulica ne inverte il principio e sfrutta la differenza di energia potenziale dell’acqua tra due diversi punti del suo corso.
In pratica, scorrendo naturalmente per via della forza di gravità dal punto più alto a quello più basso, l’acqua aziona la coclea, che consente così di trasformare l’energia idraulica in energia elettrica, da immettere nella rete. Peculiarità principale (e fondamentale per quello che andiamo a raccontare) della coclea idraulica è la possibilità di sfruttare salti d’acqua bassi e portate ridotte, garantendo in ogni caso un’efficienza non raggiungibile con turbine di altro tipo, di certo più moderne, ma meno efficienti in caso di portate ridotte. Infatti con la coclea idraulica è possibile sfruttare salti d’acqua a partire da un metro e portate di oltre 9.000 litro al secondo. Per portate superiori è possibile installare coclee in parallelo.
Una singola coclea può produrre fino a 500 kW.
Sono proprio due «macchine» di questo tipo, due coclee idrauliche, o se preferite due «viti di Archimede», che, in tempi non biblici, verranno sistemate sulla sponda nord del fiume Mella, in località Tre Ponti a Manerbio. Sfruttando l’acqua del Mella, le due viti di Archimede (che potranno lavorare in coppia o da sole, a seconda della portata del fiume in un determinato momento) produrranno circa un milione e 400.000 kilowatt, praticamente il 10% del fabbisogno di energia elettrica di Manerbio e dei manerbiesi.
Uno degli aspetti principali di questo progetto, che è sul tavolo da alcuni anni, ma che ora sembra arrivato alla sua realizzazione, è che, sfruttando l’acqua che scorre, le coclee idrauliche sono una fonte di energie elettrica rinnovabile. Niente inquinamento, insomma, e, almeno finché il buon Dio garantirà l’acqua che scorre nel fiume, anche «gratis» (fatto salvo, naturalmente, per le spese di realizzo e gestione dell’impianto). Il progetto, dicevamo, è sul tavolo da anni. Sta per diventare realtà anche grazie ad un accordo tra l’amministrazione comunale di Manerbio e l’Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, che ha competenza su queste acque. L’Aipo mette a disposizione i soldi necessari per la realizzazione della centrale, che costa circa 1,8 milioni di euro, ovviamente in cambio di qualcosa (nel caso specifico una parte dei proventi).
MTM