Egregio Direttore, paese strano Manerbio, dove l’Amministrazione Comunale appoggia grandi progetti che poi cadono inesorabilmente nel dimenticatoio dei più. Forse serve qui accennare al “Grande Macello”, alla “Clinica Privata” in zona Stazione, al “Palazzetto dello Sport” verso le Gavrine o al “Polo Logistico” di recente memoria. Tutti si sono impantanati tra Comitati del NO, Opposizioni politiche, burocrazie varie, ed infine il TAR. A me, ex sindacalista, piange il cuore nel vedere sprecati centinaia di posti di lavoro, ma di fronte al ritiro delle società interessate, in genere non si batte ciglio. Non è così per il Polo Logistico, dove la bocciatura del TAR era motivata dalla mancanza della relazione paesistica non presentata dagli organi comunali. Tutto poi cadde nel silenzio a vantaggio della salvaguardia dei “resti archeologici” del Monasterino. La zona in effetti è vincolata per motivi archeologici e in particolare si tratta di un muro perimetrale della chiesa medioevale di Santa Maria della Colomba che, a quanto sembra, presenterebbe delle antiche bifore, murate nei secoli. per la stabilità della fiancata. La popolazione ha accettato il verdetto e il blocco della “logistica”, in attesa di prevedibili sviluppi di auspicati restauri e riqualificazione degli antichi resti. Sono però passati gli anni e, come si diceva, tutto è solo un ricordo. Successivamente però era rimbalzata la notizia che dei carotaggi nelle vicinanze del Monasterino avevano dimostrato addirittura la presenza dei resti di una “villa romana”. Meraviglia dunque di tutti, di fronte ad un sito pieno di sorprese. Non ne parla però più nessuno, neppure gli organi museali locali, tra i più interessati. I manerbiesi, che hanno Giobbe come icona, aspettano e sperano pazienti che ne esca qualcosa di buono. Che fare allora? A questo punto ormai ci si deve rivolgere alla prossima Amministrazione in carica, di qualunque colore essa sia, per incoraggiarla a dedicare tempo edenaro per i restauri dei resti della chiesa di mille anni fa e degli scavi necessari a portare alla lucela struttura di questa fantomatica “villa”. Naturalmente tutto dovrebbe rientrare in un progetto globale, che potremmo chiamare “ArcheoManerbio” che porterebbe alla luce tutto quel ben di Dio. Manerbio sicuramente ne trarrebbe vantaggio con afflusso di visitatori che seguirebbero un percorso guidato, predisposto dal Museo cittadino, conducendoli, dopo Monasterino e villa romana, alle tombe della cascina Trebeschi e poi, perché no, alla necropoli delle Quintane, dopo la ripresa degli scavi e la riscoperta delle numerose tombe del I secolo d.C., lasciate sotterrate e dimenticate. Si potrebbe addirittura spostare il Museo nella vicina Cascina Monastero per un sito archeologico globale. Per completare il quadro, perché non richiedere al Museo del Capitolium di Brescia le lapidi romane che giacciono nei magazzini? Sogni i nostri? Forse, ma se vogliamo risvegliare e rivalutare Manerbio, la strada è anche questa.
Luigi Andoni