Nello scorso numero, abbiamo parlato del primo di una serie di video finanziati dal Comune di Verolavecchia: “Pregiudizi di genere”.
Fra le attrici, comparivano cittadine manerbiesi, membri dell’associazione “Donne Oltre”.
Se ne è occupata l’assessora ai Servizi Sociali di Verolavecchia, Anna Tirelli, in collaborazione col gruppo teatrale “Ribalta Pazza”.
Il progetto è proseguito.
Sono stati realizzati gli altri due video, intitolati entrambi “Molestie” (Parte I e Parte II). Si trovano (come il primo) sulla pagina Facebook del Comune di Verolavecchia.
Nel primo, a parlare è un uomo, nella sede manerbiese di “Donne Oltre”.
Sta evidentemente partecipando a una condivisione di esperienze personali, volta a prendere coscienza del significato e delle cause di alcuni episodi.
L’uomo sostiene di aver pensato e ripensato più volte a un errore da lui commesso. L’interessata era una sua amica e vicina di casa: donna affascinante, colta, gradevole sotto più punti di vista. Fra i due, c’è un rapporto cordiale e (apparentemente) senza ombre.
Cominciano però a cambiare le cose, nel momento in cui lei racconta all’uomo di essere tornata single.
Nella testa del vicino di casa, cominciano a mulinare alcune speranze che possiamo benissimo intuire. I due condividono una cena in un ristorante; lui comincia a farle complimenti, a cui lei non risponde con entusiasmo…
Sarà la solita ritrosia civettuola delle donne… starà facendo la preziosa, pensa l’amico. E insiste…
Nel secondo, a parlare è una ragazza.
Anche lei è nella sede di “Donne Oltre”.
Dice di essersi imbattuta, un giorno, in un gruppo di uomini attempati che lei conosce di vista: situazione comune in paesi e piccole città.
Sarà forse per via della confidenza tra compaesani… fatto sta che i “signori” cominciano a farle “complimenti” su come lei sia “cresciuta bene”, nei “punti giusti”… dicono di avere anche loro “qualcosa di bello da farle vedere”.
La ragazza è imbarazzata e anche spaventata. Scappa, sperando che nessuno abbia assistito alla scena.
Ripensandoci, dà la colpa alla propria minigonna, o alla propria incapacità di rispondere agli “scherzi”…
Il colmo di tali situazioni è proprio il fatto che, a sentirsi “sbagliata”, sia proprio colei che non ha fatto niente di male.
L’umorismo è soprattutto intelligenza: non se ne vede molta nell’apostrofare chi passa per la strada e si sta facendo gli affari propri.
L’apprezzabilità della campagna video qui descritta sta proprio nel concentrarsi sul quotidiano.
Le situazioni da cronaca nera colpiscono maggiormente e non richiedono grosse riflessioni, per far comprendere che è stata attuata una violenza.
Ma hanno il difetto (o il pregio?) di essere casi estremi, perlopiù non sperimentati dalla maggioranza dei lettori/spettatori.
Cosicché chi ne sente parlare può sempre avere la confortante sensazione di “non esserne toccato”.
Ma… se scavassimo nella vita di tutti i giorni?
Nei codici di comunicazione e comportamento diffusi, tanto “normali” da passare inosservati?
Così come l’aria che respiriamo incide sulla nostra salute, così pure i modelli di relazione che diamo per scontati ci intridono fino al punto da orientare sentimenti e pensieri…
A volte, li rendono tossici.
La situazione da “gruppo di autocoscienza” in cui sono ambientati i due video sulle molestie sembrerebbe sottolineare l’importanza della discussione e del confronto.
Se pregiudizi e comportamenti sgradevoli avvengono perché sentiti come “im-mediati” o “naturali”… l’unica cosa da fare è smontare quell’apparente “natu-ralità”, per mostrare invece l’irrazionalità e l’insensatezza del “così fan tutte” o dei “complimenti non richiesti”.
Erica Gazzoldi