Gentile Direttore, in questi giorni è venuto a mancare Franco Zoni (Franchino per gli amici). A Manerbio tanti gli volevano bene. Una persona sui generis, molto conosciuto in paese ed anche fuori. Era facile fare amicizia con lui, proprio per quel suo carattere buono e di una cordialità disarmante. Immancabile frequentatore mattutino del bar del supermercato Famila, intratteneva con il suo simpatico brio quanti erano lì a prendersi un caffè. La sua scomparsa è per tutti noi un fulmine a ciel sereno, una notizia che ti colpisce al cuore e che ti fa rimanere senza fiato. Perché, anche se ultimamente Franco effettivamente non stava bene, non ti aspetteresti mai che l’evoluzione della malattia si tramutasse in tragedia. Non hai avuto né il tempo di far mente locale al peggioramento, nè di pensare che per lui arrivasse una fine senza appello. Possedeva un grande senso di umiltà, era cordiale con tutti, anche con gli estranei, con l’eterno sorriso sulle labbra, è sempre stato allegro nei confronti dei suoi interlocutori, anche nei giorni più bui della malattia. In una particolare circostanza mi aveva confidato la diagnosi infausta del suo male: un tumore che sicuramente aveva bisogno di chemioterapie e radioterapie. Sul momento quasi non gli avevo creduto, per come lo aveva detto, con un sorriso un po’ sornione e buttandola un po’ sull’ironia dell’uomo inscalfibile, convinto di poter battere il subdolo nemico, ma soprattutto credendoci davvero. Personalmente lo conoscevo a fondo, da amico sincero, tanto più che ho sempre avuto l’impressione che, per lui, l’amicizia e il rispetto per il prossimo fossero una cosa seria e irrinunciabile nei rapporti umani, quasi una prerogativa del suo vissuto. Riandando ai trascorsi di gioventù, oltre ad essere mio coscritto, Franco, esattamente dal 1973, ha condiviso con me la passione politica nel Partito Socialista Italiano, di cui entrambi avevamo in comune principi e ideali, facendo anche parte del Direttivo della Sezione di Manerbio. Frequentando Franco si poteva subito cogliere il suo grande entusiasmo nell’esprimere idee innovative sulle problematiche politiche e di militanza, sempre animato da quello spirito egualitario che accendeva gli entusiasmi della
nostra giovinezza. Lui pero’ non era di quelle persone che si fanno trovare in prima fila per scelta, ma di quelle che dalle retrovie escono e si evidenziano perché estremamente sagge. Nella sua modestia, certo non avrebbe voluto queste meritate lodi purtroppo postume, ma lui nella sua semplicità era anche uomo di una generosità non comune, con stile di vita molto sobrio e altruista. Si stava bene insieme, in compagnia aveva sempre una battuta ironica e umoristica allo stesso tempo, utile per sdrammatizzare e fare una risata, come piaceva tanto a lui. Franchino, grazie di essermi stato prima compagno e poi amico. Quel male incurabile che ti ha portato via non poteva sapere che un uomo come te non si può annientare, perché resterai sempre nel nostro ricordo e un esempio per quanti ti hanno conosciuto. Non ti dimenticheremo mai. Ciao Franchino.
Luigi Andoni