«Francamente me ne infischio» (in originale inglese: Frankly, my dear, I don’t give a damn).
E’ la celeberrima frase pronunciata da Rhett Butler, interpretato dal-l’affascinante attore Clark Gable, nel film «Via col vento», del 1939, che con queste parole si rivolge alla bella, ma peperina, Rossella O’Hara.
Ecco, parafrasando quanto detto da Rhett Butler a Rossella O’hara, diciamo pure che «francamente, non ci abbiamo capito niente».
Stiamo parlando degli asili nido.
Anzi, per meglio dire, della possibilità di far frequentare ai nostri pargoli gli asili nido gratuitamente.
Non so voi, ma noi, per l’appunto, ci abbiamo capito poco o niente.
In televisione, nel talk show e sui giornali tutti dicono che, in Lombardia, i nidi sono gratis.
Bene, anzi, benissimo (l’avessero fatto quando i miei figli erano piccoli avrei risparmiato un bel po’ di soldi…).
Infatti sulla rete leggiamo che c’è una «novità in arrivo per chi usufruisce degli asili nido: da gennaio 2020 saranno gratuiti per la maggioranza delle famiglie italiane.
La manovra, già annunciata da Conte, è stata confermata dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri durante l’au-dizione davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato a Palazzo Madama».
Però, sul Sole 24 Ore, che di questioni economiche è solitamente ben informato, leggiamo che «saranno solo i redditi medio bassi, in realtà, a poterne usufruire». Sulla prima pagina della Verità (il quotidiano diretto dal nostro conterraneo Maurizio Belpietro) leggiamo che è un mezzo bluff, perché i soldi per pagare le rette degli asili nido dei nostri figli non ci sarebbero più, o comunque sarebbero meno di quelli preventivati.
Finiti? Svaniti?
Va’ un po’ a capire com’è…
Per fortuna, qualcosa di più preciso arriva da Manerbio, dove, nelle scorse settimane, è stato annunciato urbi et orbi che, da settembre di quest’anno, praticamente dall’inizio del prossimo anno scolastico (il 2020-2021), all’asilo nido Ferrari le rette saranno tagliate.
Saranno però aumentate per le famiglie locali che hanno un Isee superiore ai 32.000 euro, ma anche per le famiglie che non risiedono nel Comune di Manerbio.
Una versione locale del «prima gli italiani», insomma. Che, intendiamoci, ci sta.
Per portare a termine questa operazione, il Comune è pronto ad aumentare il contributo, passando dagli attuali 200.000 a 350.000 euro.
Soldi che, a quanto pare, non sono chiacchiere e/o promesse, ma, per dirla con un altro tormentone televisivo (questa volta non un film, ma una pubblicità) «solide realtà».
MTM