Lo scorso ottobre, Bruxelles è stata la meta di un viaggio Erasmus, di sei ragazzi del terzo anno della scuola secondaria di primo grado di Manerbio. Un’esperienza unica, come tutte quelle che si sono svolte fino ad ora e che rientrano in Erasmus +, il programma promosso dall’Unione Europea, finalizzato ad offrire nuove possibilità per le scuole italiane consentendo di partecipare a progetti internazionali che arricchiscono l’offerta formativa, sviluppano competenze innovative e rafforzano la collaborazione tra istituzioni educative. Il 29 ottobre scorso, gli studenti, accompagnati da tre professori, sono partiti per la capitale del Belgio dove hanno incontrato un’altra delegazione di coetanei e insegnanti provenienti dalla Grecia e con la quale, nei mesi precedenti, avevano condiviso il piano organizzativo e progettato visite e attività. Gli studenti hanno visitato, tra la altre cose, la sede del Parlamento Europeo, la Mini-Europa nel parco Bruparck, l’Atomium, il monumento che si trova nel Parco Heysel ovvero una costruzione in acciaio che rappresenta i 9 atomi di una cella unitaria di un cristallo di ferro. Oltre alle visite, le giornate sono state impegnate in attività di studio e ludico ricreative, con quiz, anche direttamente in città, come quello che ha riguardato la Street Art. Gli studenti sono stati invitati a partecipare ad un gioco in cui riconoscere e individuare i vari murales e rispondere ad una serie di domande. Anche la visita alla Casa della Storia Europea è stata l’occasione per un approccio ludico ricreativo. Gli studenti – tablet alla mano – hanno partecipato ad una sorta di caccia al tesoro rispondendo ad alcuni quesiti. “Sono stati quattro giorni molto intensi e formativi” ha precisato la professoressa Eleonora Ammoscato, che insieme all’insegnante Carmen Chiametti e all’educatrice Rita Capra, ha accompagnato i ragazzi in questa esperienza “questi progetti non possono rientrare nella categoria “gite scolastiche” perché richiedono una preparazione adeguata e tempi di organizzazione piuttosto lunghi, sia nella fase che precede il viaggio, sia durante che dopo. Oggi, i ragazzi sono diventati ambasciatori all’interno della scuola e vanno nelle classi a presentare la loro esperienza, muniti di fotografie e di una dettagliata presentazione della mobilità a cui hanno partecipato, il tutto chiaramente in lingua inglese”. Il comune denominatore di queste mobilità – che implicano l’incontro di culture diverse – è sempre la lingua straniera di studio che viene affinata, perfezionata ed esercitata “sul campo”. L’Istituto Comprensivo di Manerbio promuove da anni la mobilità perché rappresenta, come sottolineato più volte anche dalla dirigente Annamaria Alghisi “una vera e propria finestra sul  mondo” che permette ai giovani di sperimentare la propria autonomia, la capacità di adattamento a culture diverse e permette di cimentarsi in conversazioni in lingua e apprendere molti vocaboli e competenze in materia. “Si tratta di un’opportunità  unica nel suo genere per gli studenti perché fare esperienze di questo genere, in una età specifica come quella in questione, consente di effettuare processi di “imprinting” molto importanti che rimangono indelebili nella mente. Ora, la scuola media di Manerbio sta lavorando per preparare le prossime mobilità, che si svolgeranno in primavera, e che avranno come meta la Francia e la Svezia. “Siamo molto contenti e soddisfatti dei risultati fino ad oggi conseguiti” conclude Ammoscato “i ragazzi manifestano sempre grande entusiasmo per le proposte che formuliamo e rispondono con competenza e maturità. Anche gli studenti che non partecipano al programma Erasmus beneficiano di queste mobilità attraverso i compagni che riportano a casa le loro esperienze e le raccontano in maniera precisa e coinvolgente”. Oltre a questi scambi culturali e formativi, che consentono di acquisire sempre maggiori competenze nello studio dell’inglese, la scuola di Manerbio promuove anche certificazioni, potenziamenti e progetti di perfezionamento della lingua, oltre a garantire, ogni anno, la presenza di un’insegnante madrelingua. 

Barbara Appiani