- Il Comune di Manerbio si prepara per l’imminente appuntamento con la prossima tornata elettorale per rinnovare gli organi amministrativi, il sindaco e il Consiglio. Lei è giunto al termine del suo secondo mandato. Come ha vissuto questa esperienza?
È stata un’esperienza veramente piena, vissuta tutta d’un fiato. Questi dieci anni sono passati veramente velocissimi. Un primo mandato all’insegna del recupero dell’Ente ed un secondo che ha permesso i risultati attuali, il primo dei quali è la piena capacità dell’ente di progettare politiche per il proprio futuro. Al netto di questo ho anche avuto la fortuna di incontrare persone capaci e disponibili, che hanno saputo interpretare un ruolo e mettersi a disposizione della comunità. Questo vale per l’attuale ed il precedente consiglio, come per l’attuale e precedente giunta. Davvero questo periodo mi ha dato la possibilità di scoprire una generosità di persone che spesso i manerbiesi stessi non conoscono.
- Alla fine del suo primo mandato si era definito, per i primi cinque anni ed in modo chiaramente metaforico, un “ amministratore di condominio” dichiarando che negli anni a venire avrebbe cambiato rotta. Crede di essere riuscito a mantenere il suo proposito e se si come
In fondo credo di si. Abbiamo affrontato nel secondo mandato complicazioni non soltanto sul versante amministrativo, ma anche in ambito politico. Abbiamo affrontato una pandemia, abbiamo dovuto prendere decisioni responsabili su come amministrare le risorse che mano a mano stavano emergendo a vantaggio della comunità. Al nostro interno si sono manifestate le, legittime, differenze e con la minoranza si è incominciato a ragionare in termini di alterità. Il contributo di tutte queste differenze ha definito le politiche introdotte. Mi spiego.: fin che l’emergenza era ben definita e chiara, l’azione amministrativa ha prevalso. Oggi tutti sono chiamati a riorganizzarsi per definire una prospettiva di politiche per il futuro ed è naturale che le identità si manifestino maggiormente. Anche le minoranze in questo senso hanno rappresentato un valido supporto al dibattito. In questo senso l’amministrazione è evoluta. Anche l’impegno di Presidente della Provincia ha contribuito a pormi su di un diverso piano.
- Come è riuscito a conciliare il suo ruolo di sindaco con l’impegno in Broletto?
Non sono due ruoli sempre e comunque conciliabili. Ho dovuto spesso compiere delle scelte di priorità. Negli ultimi due anni poi, in modo sempre maggiore e specialmente dopo la pandemia, l‘impegno provinciale mi ha assorbito molto. Sono contento dei risultati raggiunti anche in quel ruolo, a vantaggio dei comuni, ma spesso mi spiace non essere sempre stato presente a Manerbio. Frequentemente ho delegato, ma con gli assessori abbiamo condiviso sempre le scelte di maggior peso.
- Gli inquilini di palazzo Luzzago, per la gran parte del tempo stanno altrove, tra chi risiede in altre località o è impegnato in attività lavorative lontano da Manerbio. Crede che sia possibile governare una cittadina – e quindi tastare le problematiche del territorio – anche a distanza?
Non credo che la giunta ed i consiglieri siano lontani dal paese. Il gruppo ha sempre tentato di compensare eventuali problemi legati alla distanza di alcuni membri. Io come ho detto sono stato spesso via per impegni. Tre membri della giunta non abitano a Manerbio, ma si è creata una rete in questi anni fatta di persone che nella società civile, nelle associazioni e nel consiglio stesso ha permesso di tenere sotto controllo segnalazioni spicciole, sensibilità e relazioni.
- Quale è la cosa di cui va più fiero del suo operato da sindaco e quella che invece sente di non essere riuscito a portare a termine?
Domanda difficile. Il progetto migliore è sempre quello più avanti e in cui si sente di dover investire. Spero in questi dieci anni, al di là delle cose fatte, riuscite o meno, di aver contribuito a ridare e a sostenere il senso di appartenenza dei cittadini di Manerbio alla loro comunità e di aver aperto delle prospettive di miglioramento della vita dei miei compaesani. Alla fine poi di un’esperienza amministrativa sono sempre molte le cose che restano aperte, chi verrà dopo di me avrà l’opportunità di decidere se portarle a termine o no.
- A chi passerà il testimone?
Non ho testimoni da passare. I cittadini di Manerbio sapranno decidere da sé da chi farsi rappresentare. Da osservatore ritengo che entro la fine dell’anno avremo chiari sia gli schieramenti che si contenderanno palazzo Luzzago che i nomi dei candidati. Manerbio è e resta un paese dalle grandi potenzialità e dalla grande attrattività. Tutti i cittadini del paese dovrebbero essere consapevoli di queste possibilità. In questa logica non sarà banale valutare le proposte a partire dai programmi e dalle persone.
- Come immagina il suo futuro? Proseguirà l’attività politica?
Attualmente mi sto occupando principalmente di finire i miei mandati chiudendo i progetti aperti. Terminato a gennaio il mandato in provincia, impiegherò gli ultimi mesi per essere più presente in Comune. Non sono pervenute al momento proposte di nessun tipo in ambito politico. Continuerò tuttavia ad impegnarmi, se ne avrò l’opportunità, nell’ambito sociale. Sto anche ricominciando a riprendere in mano l’attività lavorativa. Vedremo
- Da ultimo, come ogni anno a dicembre, Le chiedo di fare un augurio ai cittadini manerbiesi e concludo ringraziandola per il Suo operato
Approfitto augurando ai manerbiesi un buon Natale e un migliore 2023. La situazione non è facile, ma abbiamo imparato ad affrontare le avversità. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che l’unione, nella compartecipazione e impegno collettivo, fa veramente la differenza. Auguro ai manerbiesi di essere protagonisti del loro fare la differenza. Buon Natale a tutti.
Barbara Appiani