Spesso la politica ci ha abituato alle vacue esternazioni degli influencer. C’è chi invece la politica la interpreta e la pratica come servizio alla comunità.
Il Circolo Operaio di Rovato, all’interno del lavoro dei Circoli della Franciacorta, è stato impegnato fin dall’inizio della pandemia in un lavoro capillare di volontariato sul territorio, rivolto alle persone che in maniera più dura stanno pagando le ricadute economiche e sociali della pandemia da Covid19.
Per tracciare un analisi e fare il punto sul lavoro, in corso ormai dal febbraio 2020, si è tenuto un partecipato incontro al Circolo Operaio di via Caratti, dove si è fatto un bilancio della attività di volontariato in Franciacorta nel-l’ultimo anno.
“Nell’ultimo anno – si legge nella relazione – la mole di lavoro è stata consistente: alcune decine di volontari hanno messo in campo un impegno di diverse centinaia di ore. Un lavoro che risulta così ripartito in percentuale: 17,6% avvisi, 16,4% spesa con scontrino, 30,6% consegna pacchi spesa gratuiti, il 2,3% ritiro e consegna dei medicinali, l’11,9% gli accompagnamenti, l’8,8% le pratiche sindacali e il 12,1% altri servizi. Si tratta di buoni numeri, soprattutto alla luce del fatto che siamo partiti da zero. E il lavoro prosegue. Dunque porte aperte per chi vuole dare una mano: le cose da fare non mancano mai. Sulla base di un’attività che non conosce soste, il nostro Circolo Operaio è stato ed è un punto di riferimento e anche di umanità tra i condomini e le villette a schiera dei paesi. Lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo con gesti semplici, semplici ma assai importanti per chi si trova in condizioni di fragilità, in difficoltà, senza via d’uscita in un’atmosfera intrisa di paura. Una cosa pregnante va subito detta: l’esistenza del volontariato (tutto il volontariato) dimostra che non tutto è egoismo ed individualismo in questo mondo: ci sono milioni di persone in Italia e diverse migliaia nel Bresciano che praticano l’altruismo e la solidarietà e questo fa ben sperare sui destini e sul futuro dell’umanità”.
Molto interessante, nella relazione del Circolo, è l’analisi dei dati della crisi innescata dalla Pandemia: “Nel Bresciano, dal dicembre 2019 al dicembre 2020 – continua la relazione – si sono persi oltre diecimila posti di lavoro in tutti i settori: dall’artigianato all’industria passando per il turismo. Il 2020 è stato l’anno della crisi, delle chiusure, dei settori produttivi costretti a fermarsi per diversi mesi in attesa di poter tornare in attività. Di conseguenza, è stato anche l’anno del ricorso di massa alla Cassa Integrazione Guadagni (Cig) da parte delle aziende: se nel 2009 le ore di Cig erano state 50 milioni, nel 2020 hanno superato il muro dei 92 milioni. Numeri che non erano neanche immaginabili prima che il virus dilagasse nel nostro Paese. Sono milioni di ore di CIG erogate che hanno coinvolto il 30% degli occupati (circa 150 mila lavoratori). I quali, dunque, hanno subito una decurtazione salariale che va dal 35 al 50% del salario. Secondo l’Istat le famiglie nel Bresciano classificate come assolutamente povere sono 62 mila (su un totale di 541.669) per un totale di 142.600 persone. Nel 2020, sono stati seimila i nuclei famigliari che hanno chiesto aiuto, per la prima volta, al Comune di Brescia per riuscire a fare la spesa o a ottenere beni di prima necessità. A Rovato i servizi sociali del Comune hanno preso in carico 800 domande di aiuti alimentari e 400 domande di sostegno all’affitto e hanno fornito la spesa a domicilio a circa 300 anziani. Uno studio della Caritas di Brescia segnala che le richieste di assistenza sono aumentate del 30%; delle numerose persone che hanno avuto accesso al servizio di assistenza ai bisognosi 1/3 sono italiani, la metà è tra i 45 e i 64 anni, circa il 15% sono invece under 30.
Anche riprendendo l’analisi del 2020 sulle attività finanziarie delle famiglie bresciane si può capire come la crisi abbia pesantemente inciso, sebbene in maniera differenziata. Secondo uno studio effettuato da “BresciaOggi” (10 giugno 2021), oltre un terzo dei nuclei familiari ha subito un calo della disponibilità finanziaria negli ultimi dodici mesi.
L’incidenza è più alta tra gli occupati nei settori maggiormente colpiti dall’emergenza legata al Coronavirus (ristorazione, turismo, commercio al dettaglio).
Tradotto in cifre vuol dire che 181 mila famiglie, circa 400 mila persone, (un terzo per l’appunto delle famiglie bresciane) hanno dovuto attingere ai propri risparmi, o contrarre debiti per far fronte alla riduzione del proprio reddito”.
Mauro Ferrari