Agosto 1950, tempo di ferie. Io ed i miei amici Impero Alghisi e Domenico Berardi organizziamo per andare in montagna con le moto e con la tenda da campeggio, la canadese.
La moto di Impero era una Nettunio del fratello Giordano, quella di Domenico era una Lambretta carenata. Eravamo abbastanza organizzati per il campeggio; poi, con due amici come questi che messi insieme erano un vulcano di idee, tutto poteva solo andare liscio.
Per l’organizzazione uno era un genio: nelle situazioni un po’ complicate trovava sempre la soluzione. L’altro per l’itinerario aveva una carta geografica dell’Italia con segnato il percorso, le strade e le montagne che avremmo scalato con le soste da fare. A proposito di soste, ricordo la prima quando, dopo aver fatto molta strada, quasi all’imbrunire, vediamo uno spiazzo con un torrente con acqua cristallina e constatiamo che è un posto ideale per sostare e montare la tenda. Stavamo montando quando sulla strada si ferma una macchina, la famosa Topolino modello C, dalla quale scende un giovanotto e viene verso di me e gentilmente mi chiede se lui e i suoi amici potevano fermarsi a campeggiare vicino a noi.
C’è tanto posto e, rispettando le regole, ci possiamo stare in tanti.
Arrivarono dunque gli amici di quelli della Topolino su due moto, una Guzzi e una Vespa.
Quelli della macQuelli della macchina erano una coppia in viaggio di nozze e quelli delle moto due coppie di amici e siamo rimasti sbalorditi dalla loro efficacia nel montare le tende e per il possesso di tutto l’occorrente. Si vedeva che erano degli esperti campeggiatori.
Un tavolino, una valigia con le stoviglie, un fornellino con una bombola da campeggio ed eravamo lì a guardare a guardare che stavano preparando per cuocere la pasta ed uno di loro mi chiama e ci invita per una spaghettata. Fra campeggiatori abbiamo detto subito che avevamo una fame da lupi e così siamo diventati amici e quella che doveva essere una sosta per la notte è durata tre giorni.
Siamo finalmente ripartiti e il fascino di una salita, il brivido di una discesa ripida, curva dopo curva, per molti è una vera e propria sfida alle proprie capacità mentre per altri, come noi, la si prende in modo più leggero godendosi semplicemente la bellezza del paesaggio.
Quando si va in viaggio si deve sempre mettere in conto certi imprevisti! Eravamo a pochi chilometri da un paese, pronti per andare a scalare il Passo dello Stelvio, quando alla moto di Impero si rompe il tendicatena della ruota posteriore e pian piano arriviamo al paesino e cerchiamo subito un meccanico.
L’unico presente era un fabbro ma sapeva fare tutto: riparava bici, moto, macchine agricole, ferrava cavalli, etc.
Una persona molto gentile e molto disponibile. Porto la moto in officina e chiedo se mi può prestare le chiavi per smontare il tendicatena. Smontato il pezzo rotto gli chiedo se ha la saldatrice. Non l’aveva, ma aveva la fucina e dunque poteva saldare il pezzo. L’aveva saldato benissimo; era un capolavoro di vero artigianato. montai il tendicatena, pagai il fabbro, che fu onestissimo, mentre si stava facendo buio. Chiesi allora se potesse indicarmi un posto dove piantare la tenda per la notte e gentilmente ci portò dai suoi parenti che ci ospitarono nella loro vigna dove c’era un lampione e così avremmo avuto luce.
Montiamo la tenda.
Bisognava organizzarsi per la cena e chiedo dove fosse Impero. Eccolo che stava arrivando allegro e sorridente dicendoci che quella sera eravamo stati invitati a cena dai proprietari della vigna che erano tre fratelli, un maschio e due femmine.
Impero era infatti andato a ringraziare della loro gentilezza e con la sua dialettica e simpatia aveva ottenuto l’invito. Il giorno dopo partiamo per il Passo dello Stelvio che è la salita più emozionante e suggestiva delle Alpi. Ogni anno migliaia di moto affrontano quello che è un itinerario unico, grazie alle sue curve e tornanti immersi in un magico scenario d’alta quota.
Piero Viviani