Che legame potrebbe mai esserci tra Evelyn Carrington ed il mercato del lunedì? Effettivamente è una relazione sottile, ma per nulla irrilevante.
Era figlia di un pastore anglicano di Bocking, nel-l’Essex, e nipote della contessa italiana Paolina Belli.
Il suo interesse per l’Italia crebbe nel periodo in cui, nel salotto della sua famiglia a Londra, passavano alcuni patrioti, incluso Sigismondo Castromediano e il famosissimo Giuseppe Garibaldi, che nel 1865 visitò la città.
Dopo aver iniziato a scrivere poesie s’imbarcò con la madre per l’Italia e soggiornò a lungo nella città di Genova. Qui ha intessuto un’importante rapporto amichevole con la famiglia di Goffredo Mameli, autore dell’inno nazionale di cui conservò gelosamente una ciocca di capelli regalatagli dalla madre.
L’ospitalità di questi gli valse la frequentazione con personaggi del Risorgimento, come Benedetto Cairoli e, nuovamente, Garibaldi, innamorandosi sempre più dell’epopea della unificazione italiana.
Proprio in casa Mameli, Evelyn conobbe il suo futuro sposo: il conte rovatese Eugenio Cocchetti Martinengo Cesaresco (nato nel 1834 da Giuseppe Cocchetti e dalla nobile Ester Martinengo Cesaresco).
I due si sposarono a Roma nel 1882 e vissero perlopiù a Barbiano di Salò.
Nel frattempo “Evelina” s’interessò molto della storia risorgimentale italiana e delle tradizioni popolari del Belpaese.
Certamente influenzata dal marito, nel 1884 pubblicò uno studio sulla devozione a S. Antonio da Padova nella Franciacorta e l’anno seguente un altro libro sul costume bresciano di “bruciar la vecchia”.
Morto Eugenio, senza che la coppia avesse potuto avere figli, parte dei beni di lui finirono al nipote Giuliano Lana de Terzi, inclusa quella bella villa che noi conosciamo, appunto, come Villa Terzi.
L’amore per l’Italia e le disposizioni del marito spinsero Evelina Martinengo Cesaresco (così firmò tutte le sue pubblicazioni) a donare gran parte della sua eredità coniugale alla popolazione di Rovato, perme-tendo la creazione di un’area per il mercato del bestiame che è appunto il Foro Boario.
In totale, la scrittrice britannica donò 9.090 mq di area, come risulta dalla delibera del Consiglio Comunale del 11 gennaio 1925, per ampliare l’area mercatale di cui già il marito aveva fatto dono.
Nel corso della sua vita ebbe interessi e curiosità varie che la portarono a vagabondare in molti campi del sapere, ed a compiere viaggi in Grecia, in Egitto, in Terrasanta, a Costantinopoli, in Spagna, nel Montenegro, nella Norvegia, a capo Nord e altrove, e ad occuparsi non soltanto di letteratura infantile e di studi storici, ma anche di problemi e di ricerche che si riferiscono al-l’Oriente ed all’India in particolare, partecipando a congressi orientalisti a Roma, a Parigi, ad Amburgo.
Quella via che costeggia tutta l’area del mercato e che su un cartello stradale appare intitolata semplicemente “via Martinengo”, sarebbe in realtà “via Martinengo Cesaresco”.
Mi piace credere che questa coppia, con la testa in mille cose del mondo, abbia comunque voluto ricambiare Rovato per qualcosa… forse, per quell’amore per l’Italia che i nostri avi trasmettevano e che era davvero contagioso anche verso chi italiano non era. Sarebbe bello recuperare un po’ di quel sentimento, se non verso l’Italia, almeno verso il territorio che ci appartiene, che è parte della nostra identità e che merita più rispetto da parte di tutti.
Alberto Fossadri