La necessità di esprimere in un breve articolo la nostra posizione in merito al rinnovo del decennale Piano Provinciale Cave di sabbia e ghiaia ci obbliga ad una forte sintesi su una questione piuttosto complessa e parecchio articolata nel suo percorso istituzionale che si concluderà con l’approvazione definitiva.
Ad oggi siamo nella fase di presentazione di osservazioni, da parte di privati o associazioni (partiti, gruppi ambientalisti, rappresentanze di operatori economici del settore), sulla Valutazione Ambientale Strategica del P.P.C. predisposta dalla Provincia con la collaborazione di alcuni esperti della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia.
Tra non molto in Consiglio Provinciale, discusse e più o meno recepite le osservazioni pervenute, si voterà ed approverà la definitiva proposta di Piano che verrà inviata alla Regione Lombardia a cui spetta la valutazione ed approvazione definitiva.
Giusto per complicare le cose, pochissimi mesi fa, a procedura di presentazione delle osservazioni sulla V.A.S. già avviata, la proposta di P.P.C. era stata azzerata dalla Provincia stessa che (fatto alquanto eccezionale e… abbastanza sconcertante), avendo rilevato un errore nel suo calcolo programmatorio, aveva ritenuto necessario ripresentare un “nuovo” Piano con un fabbisogno di escavazione in aumento di 4.703.000 mc rispetto alla proposta precedente.
È qui utile per noi far cenno a questa “falsa partenza” perché già in occasione della presentazione di osservazioni in tale, diciamo, prima fase come Circolo Legambiente Montichiari, in una iniziale e proficua esperienza di collaborazione con altre associazioni ambientaliste locali: “Comitato SosTerra”, “Comitato Fratello Chiese” e “Fondazione Zanetto”, avevamo depositato delle osservazioni.
Così aveva fatto il Comune di Montichiari, con cui ci eravamo preventivamente e positivamente confrontati, ed il cuore delle rispettive osservazioni verteva essenzialmente nella contestazione della nefasta ipotesi, presente in quel “primo P.P.C.”, di consentire nell’Ambito Territoriale Estrattivo 43 (Vighizzolo, per intenderci) l’estrazione, nel prossimo decennio, di oltre 5.000.000 mc di ghiaia (comprensivi dei residui 2.500.000 mc già autorizzati nel P.P.C. precedente e non ancora escavati) con un allargamento del perimetro di quell’A.T.E. e infischiandosene:
a) della compresenza nell’area di numerose discariche, tra cessate ed attive, di tutte le tipologie di rifiuti, anzi principalmente di tossici e nocivi;
b) della recentemente espressa volontà, da parte di ARPA, Provincia e Comune, di approfondire con uno studio specifico e con monitoraggi mirati le criticità già emerse nelle acque di falda sottostanti all’A.T.E.;
c) della necessità in quell’area, dove gli impatti cumulativi su aria-acqua-suolo sono notoriamente molto elevati, di avviare interventi di mitigazione e recupero ambientale, di rinaturalizzazione non stressan-done ulteriormente la compromessa capacità di carico ambientale.
Fortunatamente la Provincia ha recepito tali argomentazioni (che del resto hanno originato il Decreto Giunta Regione Lombardia n. 1990/2014, aggiornato nel DGR n. 7144/2017, sull’in-dice di pressione volumetrico che ha bocciato a Montichiari le richieste di ulteriori ampliamenti o realizzazione di nuove discariche) e nella sua versione definitiva di P.P.C. per l’ATE 43 ora si propongono 2.650.000 mc di escavazione, quindi poco più di quanto residuava dal precedente Piano decennale.
Poi, all’inizio di aprile, abbiamo presentato, sempre in collaborazione con i succitati Comitati ambientalisti locali, osservazioni al “nuovo” P.P.C. facendo nostre anche le comuni considerazioni del Tavolo delle associazioni ambientaliste bresciane “Basta veleni” e del Coordinamento provinciale dei Circoli di Legambiente.
Anche noi riteniamo che il fabbisogno complessivo di oltre 46.000.000 mc di nuova ghiaia che il Piano della Provincia propone sia abnorme e non tenga conto che:
dei 68 milioni mc programmati tra il 2005-2018 si sono scavati solo 35 milioni mc;
della (virtuosa) crescente tendenza al risparmio di suolo, ad interventi in edilizia di prevalente manutenzione del già edificato che comportano, nell’uso dei materiali, un minor impiego di sabbia e ghiaia;
del significativo utilizzo, ad esempio nei P.P.C. delle Province di Mantova e Milano, delle materie alternative di recupero (come i rifiuti edili trattati che pure sono abbondantemente lavorati nel bresciano, o gli sfridi rocciosi di cave di monte ben presenti nella nostra provincia).
Il P.P.C. bresciano, deludentemente, inizialmente prospettava in 10 milioni mc l’apporto dei materiali alternativi, ma poi, senza credibile giustificazione tecnica, ha ridotto a soli 5 milioni mc il loro impiego finalizzato alla riduzione dello sfruttamento di materiale naturale vergine.
In conclusione anche noi contestiamo una scelta, in controtendenza regionale, della nostra Provincia di evidente condiscendenza verso le esose richieste del-l’oligopolio bresciano dei cavatori e di rischiosa continuità verso il perverso binomio, sin qui imperante, del cavare per creare buchi che poi si finisce con il “ripristinare” realizzandovi discariche di rifiuti d’ogni sorta.
Pertanto ci auguriamo che nell’ormai imminente Consiglio Provinciale, che deciderà nel merito, prevalga una volontà politica coerentemente ispirata alla salvaguardia ambientale che privilegi perciò risparmio di suolo-rige-nerazione urbana, circolarità dell’economia e quindi recupero-riciclo spinto dei materiali, gestione virtuosa dei processi produttivi-qualità naturalistica del reinserimento nella rete naturale dei siti degradati.
Legambiente Montichiari