Sono molti i nomi dei monteclarensi che hanno perso la vita durante questo anno di pandemia.
Settantaquattro concittadini ognuno con la sua storia, la propria vicenda umana, improvvisamente interrotta dal terribile virus.
Familiari, parenti, amici a vivere il proprio dolore in solitudine, lontani anche nell’ultimo istante dalle persone che hanno amato. Uno strazio nello strazio.
Tutti meriterebbero di essere raccontati, le vicende di ognuno raccolte in un volume che non ne permettesse la dimenticanza, che fosse da rimembranza per le generazioni future.
Una delle ultime vittime di Covid, la più giovane in città, si chiamava Nicoletta Moratti (nella foto) e avrebbe compiuto 55 anni il prossimo 26 agosto.
Un grande cordoglio ha toccato tutta la comunità alla notizia della sua morte e non solo perché Nicoletta, originaria di Lonato ma residente da anni a Montichiari, era molto conosciuta per aver svolto la professione di parrucchiera nella frazione di Borgosotto ma per l’odissea stessa della sua vicenda umana che meritava un epilogo diverso.
Nicoletta Moratti, infatti, era stata trapiantata di cuore dieci anni fa dopo un infarto improvviso che l’aveva portata ad un passo dalla fine. È la sorella Monica a rievocare quei momenti quando i medici del Civile non avevano dato speranze nella notte più lunga che la famiglia avesse vissuto.
E invece Nicoletta ce l’aveva fatta anche se il successivo trapianto a Padova e la riabilitazione non erano state facili anche dal punto di vista psicologico. Momenti complessi che avevano lasciato strascichi ma non avevano intaccato la sua gioia di vivere e la sua immensa forza da combattente.
«Era una donna straordinariamente decisa – racconta Ileana Alberti che ha condiviso con Nicoletta Moratti una lunga amicizia nata a Borgosotto dove entrambe avevano l’attività – Le sue vicissitudini fisiche non avevano intaccato la sua grande passione per i viaggi e il buon cibo. Adorava andare a cena e soprattutto nelle trattorie locali, tanto che una delle nostre ultime uscite era stata proprio per una cena dove ci eravamo trovate ad avere tutto il ristorante solo per noi perché, causa Covid, gli altri clienti prenotati avevano dovuto disdire.
In quel momento non aveva nascosto la preoccupazione per una malattia che, da trapiantata, la metteva a rischio più di altri ma cercava di non pensarci e di vivere comunque con leggerezza.
L’ho vista per l’ultima volta per Natale: le avevo fatto notare una piccola chiesetta tra gli addobbi esposti in una vetrina e lei aveva deciso di acquistarla. Aveva una vera passione per i luoghi sacri che erano i primi posti che visitava quando si andava in viaggio.
Ho letto che era stata ricoverata dai social e le ho mandato un messaggio che non so se ha mai letto».
Nicoletta Moratti ha chiamato la sorella Monica la sera prima di Pasqua, una delle ultime chiamate che le era stato concesso fare. Si è detta stanca e la chiamata è durata solo pochi minuti.
Il giorno dopo i medici l’hanno sedata e si è addormentata come se un cerchio si fosse chiuso per sempre. Il suo come quello di molti altri concittadini che meritano almeno di non essere dimenticati.
Marzia Borzi