Nel 2009 a Orzinuovi.
Nel 1861 a Borgo San Giacomo.
Nella prima metà del Novecento a Quinzano d’Oglio e a Roccafranca.
Queste, che abbiamo riassunto per sommi capi, sono le date di nascita delle bande musicali di questa zona della Bassa: realtà che, nella maggior parte dei casi, hanno una storia lunga e gloriosa. Realtà che, a causa del Covid, rischiano di sfaldarsi.
Già, le bande musicali (ma da queste parti ci sono anche le fanfare dei bersaglieri di Orzinuovi e di Roccafranca, tra le più apprezzate della provincia).
Forse non ci avete fatto caso, ma, esattamente come tutti le altre realtà che fanno spettacolo, anche le bande musicali e le fanfare sono ferme. Come ha detto un esperto di bande: «Non sono morte. Non sono nemmeno in terapia intensiva, almeno non ancora. Ma non se la passano tanto bene, perché il virus ha colpito pure loro. Oramai è un anno che, fatta eccezione per qualche mezza uscita, qualche striminzita suonata vissuta come una botta di vita, sono ferme, bloccate dal Covid. Una sosta forzata che comincia a farsi sentire, perché, parallelamente alla voglia di suonare insieme, cresce lo sconforto per non poterlo fare».
Per capire come stanno le cose, bisogna partire dal fatto che, anche, anche se al loro interno ci sono giovani e meno giovani che hanno studiato musica, le bande musicali non sono costituite da professionisti, ma da dilettanti (termine da intendersi nell’ac-cezione migliore: gente che suona per diletto, per passione).
Fossero professionisti non ci sarebbero problemi: quando c’è da suonare, i «banditi» vanno, suonano, vengono pagati e buonanotte a tutti.
Loro, invece, non sono pagati. Non stanno insieme, tanto per essere chiari, per i soldi, ma per la voglia di suonare, perché condividono il piacere di trovarsi, una o due sere la settimana, a fare le prove, e poi a fare quattro chiacchiere, magari a mangiare una fetta di salame.
Nelle bande, insomma, l’aspetto «sociale» è forse più importante di quello tecnico.
Non a caso le porte di queste realtà sono aperte a tutti: a chi sa suonare bene, ma anche a chi sa suonare un po’ meno bene, ma ha comunque tanta voglia di farlo.
E’ chiaro che, se queste sono le premesse, tutto ciò che viene oltre la musica (il trovarsi a chiacchierare, a mangiare un boccone insieme, a fare una gita, a bere un caffè, a divertirsi…) è forse ancora più importante.
Da un anno tutte queste «attività sociali» sono precluse: e questo porta ad uno sfilacciamento dei rapporti interpersonali, che rischiano di minare le fondamenta di queste splendide e insostituibili realtà.
Speriamo che questa situazione finisca presto, perché abbiamo tanta voglia (anche) di risentire le nostre bande e fanfare che suonano.
MTM