L’emergenza Covid ha costretto le penne nere rovatesi – guidate dal capogruppo Valter Cornali – a ridimensionare la tradizionale cerimonia in onore dei caduti e dispersi della battaglia di Nikolajewka, combattuta sul fronte russo nel 1943. Una delle pagine più dolorose, ma anche più eroiche, della storia militare italiana. La battaglia risale al 26 gennaio del ‘43, quando tanti soldati italiani, in condizioni estreme e dopo il crollo del fronte sul fiume Don, riuscirono a rompere l’accerchiamento dell’esercito sovietico e a ritirarsi, uscendo dalla morsa dell’Armata Rossa.  

Dopo il crollo del fronte del Don, le truppe italo-te-desche-ungheresi avviarono una ritirata verso sud, che rischiò però di essere definitivamente bloccata dalle incalzanti truppe sovietiche, che strinsero i ripieganti in una pericolosissima tenaglia.

Per bloccare la ritirata, alcuni reparti dell’Armata Rossa si asserragliarono nel villaggio di Nikolajewka.

Ai resti dell’Asse, estremamente provati dai precedenti combattimenti e dal gelidissimo inverno russo, non restava che dare battaglia. 

I primi a dare l’assalto al piccolo abitato furono gli Alpini della Tridentina guidati dal generale Luigi Reverberi che, dando prova di altissimo valore, riuscirono a fronteggiare i sovietici, meglio e maggiormente armati. E dopo un intero giorno di combattimenti con perdite altissime, riuscirono ad aprire un varco tra le linee nemiche.

Un varco che consentì alle truppe dell’Asse, di rompere l’accerchiamento e giungere, il 31 gennaio, a Sebekino. 

Il prezzo pagato fu altissimo: migliaia di soldati italiani caddero sotto i colpi del-l’artiglieria nemica, altrettante migliaia i feriti.  

Nonostante questo bagno di sangue, la battaglia di Nikolajewka deve essere considerata una vittoria dell’esercito dell’Asse. 

Il ricordo dei caduti di Nikolajewka è una ricorrenza molto sentita dalla comunità rovatese, alla quale da sempre prende parte una folta delegazione composta da rappresentanti di forze dell’Arma, governo locale e tantissimi cittadini.

A causa dei rischi legati al Covid, la sezione di Rovato ha deciso di modificare il consueto calendario del-l’evento mettendo in atto tutte le precauzioni per garantire il distanziamento sociale.

Cerimonia ridotta, quindi, sabato sera del 23 Gennaio per commemorare la battaglia e celebrata dalla penne nere rovatesi con un picchetto davanti alla lapide ai Caduti della Campagna di Russia all’Istituto Cossandi, con la consueta accensione del cero, la deposizione della corona d’alloro ed una breve ma intensa preghiera: “Nel ricordo di quanti caddero combattendo per l’onore della bandiera e la salvezza dei loro fratelli in una battaglia epica, in cui purtroppo persero la vita moltissimi soldati italiani, che ha segnato l’eroico ripiegamento dei soldati italiani dal fronte russo durante la seconda guerra mondiale. 

Siamo qui per onorare i caduti, i dispersi ed i reduci Rovatesi ormai tutti “Andati Avanti” affinché il ricordo di questa battaglia serva di monito alle generazioni future contro l’uso della guerra”. 

Durante la liturgia la “Pre-ghiera del Disperso” di Don Zenucchini e la “Preghiera dell’Alpino”, e al termine il canto “Signore delle cime” intonato dagli Alpini presenti accompagnati dal suono dell’organo.

In occasione della celebrazione, il Gruppo Alpini di Rovato ha desiderato ringraziare tutti coloro che durante il periodo prenatalizio hanno partecipato con la loro donazione alla vendita di lavori di piccolo artigianato realizzati dagli assistiti della Scuola Nikolajewka di Brescia (la Scuola voluta dagli Alpini nata con la volontà di seguire le persone con disabilità motoria, grave e gra-vissima).

Sono stati raccolti € 3.000,00 che verranno donati alla Scuola stessa.

Ancora una volta la dimostrazione che niente e nessuno può fermare la volontà possente degli Alpini Italiani, neppure il Covid.  

Mauro Ferrari