La chiesa in questione è quella di Santa Maria delle Grazie, conosciuta a Orzinuovi come S. Domenico. In realtà, sarebbe concettualmente più corretto riconoscerne la prerogativa di ben trattata, poiché le viene attribuita una vetustà che non possiede. È risaputo che, per gli amatori dell’arte e delle trascorse imprese, a un monumento più antico si accompagna un pregio maggiore.
ANTEFATTO
Quando, nel 2011, collaborai alla stesura di Tesori Orceani – Guida alle bellezze di Orzinuovi – ed. Massetti Rodella, mi accorsi di una svista storiografica significativa allorché il libro era già irrimediabilmente stampato. Santa Maria delle Grazie si trovò così a passare per chiesa cinquecentesca, essendo taciuto quell’epilogo che l’avrebbe collocata nella posizione cronologica di spettanza.
Cercai di rimediare qualche tempo dopo, in occasione della mia partecipazione all’allestimento della Pinacoteca comunale, attraverso lo spazio del sito nel quale venne ospitata la “Pinacoteca territoriale”. Così ebbi modo di completare l’informazione con gli opportuni ragguagli sull’epilogo precedentemente trascurato : ”L’attuale chiesa di S. Domenico rappresenta il rifacimento di quella cinquecentesca … il cui abbattimento fu deliberato alla fine dell’Ottocento per consentire il progettato ampliamento dell’ospedale … La riedificazione ha dato all’edificio dimensioni più contenute, mantenendo dell’antica costruzione i due pertugi che richiamano i due stanzini nei quali avvenivano gli interrogatori del Tribunale dell’Inquisizione …”
Avevo ricavato tali notizie dal libro “Fatti e personaggi nella storia di Orzinuovi” (ed. Fausto Sardini) di Vittorio Tolasi. Davvero agevole risulta la scoperta di un antico reperto quando lo scavo è già stato effettuato da qualcun altro! Per questo motivo mi sembra doveroso cedere la parola all’autore della narrazione, riportando alcuni passi dell’interessante capitolo dedicato alla storia dell’ospedale Tribandi Pavoni. Nel 1898 l’amministrazione comunale aveva predisposto un progetto di ampliamento del fabbricato, giunto a ricoprire il ruolo di ospedale dopo una serie di riconversioni dal momento che, tra gli edifici utilizzati, c’era l’antico monastero domenicano. Scrive Tolasi:
“Alcuni inconvenienti, però, intralciano la realizzazione dell’opera e, fra questi, il più spinoso è dato dalla presenza sull’area della Chiesa delle Grazie, che con il suo corpo ostruisce lo sviluppo del nuovo fabbricato verso sud. Nella seduta del 15 agosto, nella quale si parla di finanziamento dell’opera, un consigliere illuminato suggerisce di abbattere e di ridurre la chiesa, alta, stretta ed in cattive condizioni murarie e di stabilità. Nonostante l’espresso impegno contrattuale che prevedeva il mantenimento e la cura della chiesa, della sagrestia e del campanile (cinquecentesco questo è bellissimo, come testimoniano alcuni anziani che l’han visto in piedi), il consiglio delibera di smantellare il tempio: l’abbattimento, oltre che liberare l’area da ingombri seri, fornisce anche «…l’utile di poter utilizzare il materiale di spoglio nello erigendo fabbricato nuovo». Gli amministratori seguono, naturalmente, gli esempi di una scuola antica e non solo orceana, per maggior disgrazia. Si delibera, dunque, di appaltare i lavori per la riduzione della chiesa attraverso trattativa privata, ma con la raccomandazione che l’imprenditore «impieghi possibilmente i muratori di questa borgata».
Intanto qualche orceano, che alla chiesa legava ricordi lugubri o impressionanti, si interessa all’argomento ed interviene anche il parroco don Spinoni. Questi, forse preoccupato della facilità con la quale si andavano cancellando vecchie e storiche vestigia locali, si presenta agli amministratori (che c’è da credere non andassero troppo per il sottile in materia di chiese) ed inconsapevolmente offre l’occasione per la definitiva distruzione della vecchia fabbrica, proponendo di sostituirla con una nuova e il più possibile decente. Il consiglio, visto che il parroco avanza un proprio progetto, è soddisfatto. La chiesa viene così abbattuta e riedificata nelle dimensioni e nella posizione in cui si trova ora: più corta, meno alta, senza il bel campanile, ma con i due pertugi a nord, che richiamano ….
Il ‘genio’ della chiesa vecchia pare si sia vendicato dei suoi distruttori, facendo nascere una lite civile fra gli amministratori e l’appaltatore dei lavori, causa che si è trascinata per numerosi anni.”
Un appello ai lettori che possiedono una copia di Tesori orceani: inseriscano nel libro, alla pagina dedicata alla chiesa in oggetto, il presente articolo o, magari, solamente lo stralcio più significativo. Una sorta di errata corrige per procura, insomma. In questo modo contribuiranno a ristabilire una verità storica la quale, attualmente, appare travisata. San Domenico ne uscirà meno pregevole nella sua valenza culturale, ma almeno si vedrà risparmiato l’imbarazzo di far passare per cinquecentesche le sue forme di fine Ottocento.
Maria Carla Folli
Mappa della fortezza di Orzinuovi eseguita da Giovanni da Lezze (particolare). La mappa, risalente al primo decennio del Seicento, mostra chiaramente la forma e la collocazione originarie di S.Maria delle Grazie.