Il Covid non ferma la cultura, la voglia di imparare e di crescere. Infatti, alla scuola secondaria di primo grado di Orzinuovi, i progetti e le iniziative programmate continuano ad essere realizzati anche grazie alla piattaforma Teams, attraverso la quale il 18 novembre è stato proposto lo spettacolo di Emanuele Turelli (nella foto) “Sixtyseven-Madiba” rivolto a tutte le classi terze. Nonostante la rappresentazione non fosse realizzata dal vivo, a causa del periodo di didattica a distanza, l’emozione e il coinvolgimento nella storia narrata sono state tali, grazie alla bravura dello storyteller bresciano Turelli, da trasportare idealmente alunni e studenti sotto il palco ad ascoltare il monologo sulla vita di Nelson Mandela, emblema mondiale della difesa dei diritti umani.
La storia ha illustrato tutto l’impegno di Madiba a favore del suo Paese, dal suo ingresso sulla scena politica sudafricana alla liberazione dalla lunga prigionia.
“Sixtyseven” è un titolo tutto da spiegare, perché il 67 è un numero che ha una storia, rappresentando un’esperien-za di protagonismo e attivismo che i sudafricani applicano ogni anno, in qualunque luogo del mondo essi si trovino. Infatti il 18 luglio, anniversario della nascita di Mandela, ogni sudafricano nel mondo spende 67 minuti della sua giornata per svolgere attività di puro volontariato in favore di persone più deboli o comunque bisognose, come 67 sono stati gli anni della vita che Mandela ha dedicato, con coraggio e abnegazione, alla libertà della sua gente oppressa dal razzismo.
Turelli, in questo monologo diviso in sei sezioni (Jacaranda/La lancia della nazione/È la vita/Robben Island/Zindzi/Libertà), invita i suoi spettatori a 67 minuti di riflessione sull’inclusione e sulla lotta alle discriminazioni, che si può fare in ogni ambito e ad ogni età e che, soprattutto nell’ambiente scolastico, può diventare un’arma incredibilmente potente per far diventare i ragazzi stessi ambasciatori di un messaggio di inclusione, di rispetto dei diritti e di forte senso civico.
Questo è il fulcro della rappresentazione, che non è un puro e scrupoloso racconto, ma una storia arricchita di spezzoni di filmati d’epoca, alcuni dei quali poco conosciuti al pubblico, in un crescendo continuo che fa rivivere gli eventi come se lo spettatore venisse proiettato fra le splendide jacaranda dei palazzi di Pretoria e fra le terribili township dei sobborghi di Johannesburg.
Il progetto intende stimolare un protagonismo giovanile, innescando un moto di coscienza nei fruitori: facendo leva sul pathos della storia, investe ragazzi e giovani di un ruolo di testimoni attivi di una società dei diritti umani tutelati e di lotta ad ogni forma di discriminazione. Ciò è potuto avvenire anche grazie ad un secondo incontro di restituzione e approfondimento con l’autore, la settimana successiva allo spettacolo, in cui gli alunni hanno avuto modo di formulare domande, riflettere e discutere sull’importanza di questo numero.
L’informazione diventa così formazione, la cultura si tramuta in crescita. Lo storytelling si presta particolarmente bene al raggiungimento di questo obiettivo, perché è un mix che utilizza la “storia” per generare emozioni nello spettatore, che diviene testimone partecipe alla “morale” della storia. Veicolare quelle sensazioni positive ad un momento di responsabilità civile è il passo in più che Turelli ha posto a caposaldo della sua professione e del suo stile. Ed è stata proprio l’emozione il filo conduttore che, nonostante la distanza, ha fatto sentire tutti più uniti che mai, pure se fisicamente divisi.
Nicoletta Galli
Istituto Comprensivo