Egregio Direttore,
gli attuali proprietari dell’ex-Marzotto di Manerbio, dopo diciotto anni da fantasmi, forse in seguito alle pressioni degli amministratori locali, finalmente stanno procedendo ad una (a quanto sembra) approfondita bonifica e pulizia di tutta l’area, interna ed esterna.
Anche esterna ai cancelli, certo, in zona parcheggio delle biciclette di un tempo, ma soprattutto nello slargo davanti all’entrata.
L’ampio piazzale è adibito a parcheggio ed è molto frequentato al mercoledì, giorno di mercato, ma anche negli altri giorni feriali dalle famiglie che portano e riprendono i bambini della scuola Materna Statale, lì accanto.
Il manto stradale del parcheggio è orripilante, con buche e crateri profondi dove manca l’asfalto, ed è tale da mettere a rischio l’incolumità dei conducenti delle auto che vi si avventurano e dei loro pneumatici e ammortizzatori. Quello che noi avremmo auspicato, pensando ingenuamente che gli organi comunali ci sarebbero arrivati per loro conto, era una asfaltatura da parte e a carico del Comune, naturalmente col consenso della proprietà, per il bene dei cittadini, venendo incontro alle necessità quotidiane del loro trasporto-bimbi.
Finora però indifferenza assoluta, forse dovremo accontentarci solo della pulizia della piazza?
A questo punto armati di megafono non ci resterà che venire sotto le finestre del Palazzo Comunale e sollecitare un intervento a voce amplificata.
Questa però è solo la punta dell’iceberg, cioè la parte più visibile dei problemi dell’intera area dismessa.
A detta di chi ha lavorato alla Marzotto, infatti, c’è il grosso problema dello smaltimento dell’eternit dei tetti ma anche di tutto l’amianto del complesso delle caldaie.
Si era parlato a suo tempo, dato il grande dispendio di risorse per la sanificazione dell’ex zona energie, che si sarebbe proceduto con l’inglobare la zona caldaie in un blocco unico di cemento armato inattaccabile, ma fino ad ora nulla si è mosso e probabilmente tutto è demandato ai posteri.
Ma non c’è solamente l’amianto a rendere malsana l’area, perché, secondo i bene informati, esistono nel sottosuolo tutti gli scarichi dell’ex Tintoria dei tessuti, che hanno depositato nei decenni gli strati di tutti i residui dei coloranti cancerogeni usati per mezzo secolo e poi dichiarati illegali e non più adoperati.
Si deve perciò scavare e sanificare i condotti fino alle cisterne di raccolta, prima di costruire o riedificare.
Non credo proprio si possa in futuro far finta di niente ed interrare il problema.
Nostro compito, da cittadini che vogliono il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti, è quello di raccogliere il malcontento popolare e segnalare a chi ci amministra le zone d’ombra del vivere nel nostro paesello, che ha la presunzione di definirsi città.
Luigi Andoni ed
altri pensionati di Manerbio