Per capire l’importanza della mostra bisogna fare un po’ di storia della fotografia. Giusto per ricordare che tra il 1840 e il 1870 si va incontro ad un perfezionamento dei processi e dei materiali fotografici. Tanto per citare: nel 1841 Francoise Claudet rinnova la ritrattistica introducendo lastre per dagherrotipia a base di cloruro e ioduro d’argento, che consentono pose di pochi secondi; dieci anni più tardi Frederick Schott Archer propone il procedimento al collodio che sostituisce la dagherrotipia e la calotipia; tra il 1851 e il 1852 vengono introdotte l’ambrotipia e la ferrotipia per ottenere positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro a un supporto di carta o panno neri, o di metallo brunito; nel 1857 compare il primo ingranditore a luce solare; due anni dopo Bunsen e Roscoe realizzano le prime istantanee con lampo al magnesio…
Insomma: per la fotografia sono gli anni dei pionieri; anni dove le foto sono una rarità. Anche per queto una mostra dedicata a quegli anni è ancora più preziosa, perché, oltre al valore documentale, ha pure un grande valore storico ed estetico.
Di grande valore è perciò la mostra «Montichiari nel cassetto: memorie fotografiche in bianco e nero», che, a cura di Daris Baratti, Paolo Boifava e Anna Ravelli (e con la collaborazione di Virgilio Tisi, è disponibile dal 7 novembre al 7 febbraio al Museo Lechi.
Si tratta di una mostra che mette in vetrina una serie di fotografie particolari. Sorprende, ad esempio, sapere che le primissime fotografie conosciute di Montichiari risultano scattate addirittura nel giugno 1862 da uno dei pionieri di quella tecnica, il pittore e fotografo francese Jean-Charles Langlois, giunto in Italia in quei mesi per documentare i paesaggi della battaglia di Solferino combattuta tre anni prima.
La mostra intende raccontare la storia di Montichiari attraverso oltre 60 immagini, metà delle quali inedite, realizzate nell’arco di un secolo, partendo proprio da una delle fotografie di Langlois del 1862 oggi conservate a Caen (in Normandia) all’Archivio ARDI Photographies, che ne ha concesso la ristampa. Le 63 immagini selezionate sono state riprodotte e ingrandite per l’occasione su carta fotografica pregiata fine art e ordinate per tematica nelle sei sale del percorso espositivo: l’antica rocca di Montichiari, le vedute urbane con il castello Bonoris, la brughiera con gli eventi nazionali che l’hanno attraversata, i famosi carnevali monteclarensi degli anni 30, le personalità che hanno scandito la storia del paese…
Non mancano un inedito scatto del palco reale durante le grandi manovre militari del 1890, un’immagine di Giovanni Treccani degli Alfieri in posa nel 1914 durante una battuta di caccia nella brughiera, una veduta aerea di Montichiari realizzata intorno al 1930.
La collaborazione che ha portato alla realizzazione della mostra è stata corale: oltre ai tanti cittadini che hanno aperto i loro album fotografici di famiglia ai curatori della mostra, ulteriori materiali sono giunti da alcuni degli studi fotografici più noti di Montichiari come Bams Photo, Photo Gek e Mariani Fotografi.
MT Marchioni