Quest’anno sarà un anno particolare per i ragazzi che si accingono a riprendere ad andare a scuola, fuori da qualsiasi ordinarietà, lontano dai modi tradizionali finora vissuti, dove i sentimenti di gioia, di curiosità, di entusiasmo, di ansia “adeguata”, per l’inizio di un nuovo anno rischieranno di cedere il posto ad altre emozioni meno scontate, quali la paura, la preoccupazione, la tristezza, la rabbia per la situazione insolita.
Situazione che ha generato e sta generando nelle menti dei giovani un cambiamento considerevole tale da rimanere come un segno indelebile all’interno del loro percorso di sviluppo e di crescita. I/le ragazzi/e non sono gli unici a subire questo sconvolgimento bensì anche la famiglia, gli insegnanti, la società in generale.
Siamo di fronte ad un cambiamento che nessuno osava immaginare, ma con cui fare i conti, che è da gestire e non subire acriticamente e passivamente; c’è quindi bisogno, in questi frangenti, di trovare la forza, il coraggio, la capacità di essere resilienti in una società in continua evoluzione soprattutto come adulti, per essere di esempio alle nuove generazioni e infondere in loro speranza e ottimismo nel futuro.
In una parola: “esserci”!
Nei momenti di transizione come questi, i figli, gli alunni, i giovani sentono maggiormente l’esigenza di trovare punti di riferimento soprattutto emotivi, validi, stabili in chi si prende cura di loro.
Farsi trovare impreparati, distratti o assenti può rappresentare una pesante e gravosa ipoteca sulla loro personalità, ma tutto questo si può evitare con un po’ di impegno e alcuni piccoli accorgimenti. Come può allora l’adulto, genitore o insegnante che sia, essere di aiuto per questi ragazzi alle prese con questi cambiamenti?Come può garantire la sua presenza emotiva?
Come può “Esserci”?
Vi è un aspetto che concorre, insieme ad altri, a rendere questo verbo denso di valore e significato dal punto di vista pedagogico e psicologico, ed è l’aspetto della comprensione. Comprendere, proteggere, confortare e dare sicurezza sono, come afferma uno dei massimi esperti in questo campo, D.Siegel, i pilastri di un attaccamento sicuro cioè di un rapporto che favorisce uno sviluppo ottimale del bambino, del ragazzo.
Comprendere non è questione solo di capire e decodificare cosa l’altro sta dicendo e intende, bensì di leggere oltre il dato formale per cogliere la componente emotiva sottostante, perché l’altro possa sentirsi capito, “sentito”.
Questa sintonizzazione che si viene a creare è alla base di una relazione futura equilibrata e sincera con se stessi prima ancora che con gli altri. E’ uno sguardo profondo che si richiede all’adulto, condizione per offrire una base sicura da cui partire per affrontare le difficili situazioni che la vita presenta.
Dire per esempio ad un figlio in modo sbrigativo e distratto di non preoccuparsi per l’inizio della scuola o per quello che succederà perché non c’è ragione per essere nervosi, tristi, impauriti e che andrà tutto bene, se da un lato esprime il desiderio di confortare e rassicurare, dall’altro trasmette il messaggio che non ci si deve fidare delle proprie emozioni.
Anziché svalutarli, disconoscerli, si dovrebbe invece semplicemente “vederli”, comprenderli e poi esserci per loro e con loro.
Riprendendo l’esempio di prima, le parole potrebbero essere simili, ma a fare la differenza è il modo con cui le diciamo.
Infatti, se siamo sintonizzati ed empatici potremmo dire che a molte persone capita di sentirsi nervose, tristi, impaurite il primo giorno ma che garantiremo la nostra presenza se occorre finchè non si sentirà a suo agio.
Potremmo finire la frase garantendo fiducia che tutto andrà per il meglio. Un errore quindi da evitare è la negazione di un sentimento o di un’emozione, a maggior ragione in momenti difficili, perché questo rafforza ancora di più l’idea svalutante di quello che la persona è con conseguenze a lungo termine sull’autostima.
Cerchiamo quindi di rispettare il loro mondo interno e aiutiamoli a riconoscerlo perché solo in questo modo valorizzeremo il loro sé e li rafforzeremo rispetto all’essere resilienti, empatici, curiosi, aperti e recettivi verso il mondo esterno e nei rapporti interpersonali.
Dott. Ettore Botti
Presidente Centro
per la Famiglia