Ricordo che l’estate del 1968 fu un’estate di caldo torrido e, su consiglio del mio cardiologo, andai ad ossigenarmi al lago di Garda trovando soggiorno tramite il mio amico Enzo Gaioni che aveva sposato una Carrera di Manerbio e aveva due figlie, Elma e Chiara. Lui lavorava al centrali telefonico (Stipel) di Manerbio situato in via Dante e siccome era originario di Maderno sul Garda gli spiegai la situazione e così ci siamo dati appuntamento al lago. Io ero ancora convalescente e non mi sentivo di guidare la macchina e nemmeno di fare il viaggio.
Per combinazione quel giorno era venuto a farmi visita il mio amico Lurinsì Bertè, conosciuto con il soprannome “lo straniero di Leno”. Aveva quell’appellativo perché la Virtus Manerbio lo aveva venduto al Leno e sul Giornale di Brescia c’era una sua foto con quella didascalia. Si offrì di portarmi dal momento che conosceva la zona. Sua sorella infatti abitava a Toscolano Maderno.
All’appuntamento con Ezio andò mia moglie Annamaria essendo io indisposto.
Ezio la portò dalla famiglia De Rossi in via Aquilani per affittare un appartamento. La famiglia era composta dal signor De Rossi, impresario edile, la moglie Maria, insegnante in pensione (che ci ha lasciati alla veneranda età di 102 anni), e i figli Sergio, Mino e Giuliana. Ricordo come fosse oggi quel primo luglio del 1968 con mia moglie Annamaria e nostro figlio Angelo con la nostra 600 bianca, caricara fino all’inverosimile, che partivamo per Maderno del Garda, in pensione presso una splendida famiglia. Tant’è vero che siamo andati da loro per più di vent’anni. Abbiamo socializzato subito ed instaurato un rapporto di vera amicizia con tutti. La signora Maria ci diceva sempre che eravamo come dei figli per lei; era anche brava cuoca e ci preparava dei pranzetti da leccarsi i baffi. A volte, quando eravamo a tavola, i suoi figli Sergio e Mino scherzosamente le dicevano che essendo molto brava a cucinare avrebbero potuto chiamare la casa “locanda Maria”.
Quando arrivava il mese di maggio, Mino mi telefonava chiedendomi se a luglio fossi andato da loro. Alla mia risposta positiva loro aggiungevano che si sentivano tranquilli ad andare al mare perché restavamo noi con la mamma. Nel mese di luglio mi dedicavo alla pesca, essendo il lago molto pescoso, e si poteva stare sul parapetto, specialmente al calar del sole. C’erano tante varietà di pesci: lucci, anguille, tinche, persici, cavedani, alborelle: a pensare a ciò mi viene ancora, oggi dopo tanti anni, l’acquolina in bocca. Il pescato lo portavo alla signora Maria per cucinarlo. Tinca con fagioli, anguilla alla brace, filetti di persico, le alborelle fritte: una vera squisitezza.
A Maderno avevo una bella schiera di amici e di conoscenti. I fratelli Fiorese, Guerino e Lina, che gestivano il negozio di caccia e pesca situato proprio di fronte al lago. C’era solo da attraversare la strada e per i pescatori era proprio una grande comodità. Bisogna stare attenti il sabato e la domenica perché c’era un traffico tremendo e ogni tanto succedeva qualche incidente. Quasi ogni giorno, di pomeriggio, andavo da Guerino al negozio e si trascorrevano ore a conversare. Era una persona molto affabile e intelligente: avevamo instaurato un bel rapporto. Guerino era un vero artista ed artigiano, sapeva fare di tutto. Oltre a preparare le esche e altri articoli inerenti alla caccia/pesca, costruiva anche le gabbie per uccellini, dei veri capolavori, una diversa dall’altra, mai due uguali, così diceva il Fiorese. Sapeva costruire chitarre e mandolini. Guerino da ragazzo aveva avuto un incidente abbastanza grave.
Una volta a Maderno passava il tram su rotaie, linea Brescia-Salò-Gargnano. La linea era interamente a binario unico. Durante l’epoca delle trazioni a vapore le carrozze tramviarie erano trainate da locomotori a vapore prodotti dalla Krass di Monaco di Baviera.
A seguito dell’elettrificazione i trami erano composti da elettromotrici a carrelli della Caminati e Toselli di Milano. Nel 1932/1933 fu soppressa la linea Salò-Gargnano e nel 1954 fu tolta la Brescia-Salò efinì l’epoca dei tram a rotaie. Fu proprio con il tram che Guerino e i suoi amici si divertivano a salire e scendere quando era in movimento poiché la velocità nei centri abitati non poteva superare i 10 km/h e fu proprio lì che Fiorese sciovolò sotto le ruote e gli furono amputate le gambe.
Costretto a vita sulla sedia a rotelle non si perse d’animo e sempre col sorriso svolgeva le mansioni di artista e di artigiano.
Era di famiglia molto povera e i soldi per comperare gli arti non li aveva e così se li costruì da solo, tanto da poter ancora camminare.
Tutti a Maderno conoscevano la storia di Fiorese e andavano fieri di quel genio che era. Tramite Lina conobbi Nerina che era sua grande amica, una personale solare. Anche con il Bepo, che diventò marito di Lina, diventammo grandi amici.
Michele era impiegato alla cartiera di Toscolano.
Anche lui ebbe un incidente e perse il braccio sinistro e siccome era un appassionato della pesca, Guerino gli fece una specie di giubbino dove poteva infilare la canna da pesca e coltivare la sua passione.
Era incredibile vedere Michele pescare con un braccio solo. Partecipò a diverse gare piazzandosi sempre tra i primi.
Il periodo di ferie a Maderno è sempre durato dal 31 luglio e sono tanti gli amici che la domenica venivano a trovarmi. Per me era una giornata di gioia poter stare con loro e mi dava una spinta al morale. Dopo ta nti anni mi commuovo e mi cade una lacrima mentre scrivi.
Nella solitudine, nella malattia, nella confusione, la semplice amicizia rende possibile resistere; anche se l’amico non ha il potere di aiutarti nella cura è sufficiente che esista. L’affatto non è diminuito dalla distanza o dal tempo.
Penso che nessun altra cosa ci conforti tanto quando rivedi un amico.
La gioia della sua confidenza o l’immenso sollievo di esserti confidato con lui con assoluta tranquillità rafforza il desiderio di rivederlo se lontano, di evocarlo per sentirlo vicino.
Dice un proverbio “meglio soli che male accompagnati”. Io ne conosco uno più bello, “chi fa da sé fa per tre, ma chi ha cento amici fa per cento!”.
Se siamo in tanti, come diceva il grande Mike, si fa allegria. Ricordo che uno dei primi che venne a trovarmi a Maderno fu Franco Scaramuzza con sua mamma, la zia Rina.
Si mangiò le alborelle che avevo appena pescato, fritte naturalmente da Anna, e poi si fece una passeggiata sul lungo lago.
Così abbiamo concluso una bella domenica in compagnia. La domenica successiva Franco venne a trovarmi con Rachele con cui era fidanzato, poi si sposarono e nacque Sandro.
Abbiamo fatto onore ad una buona frittura di pesce cucinata da mia moglie e più tardi, tutti insieme, siamo andati a pescare proprio lì di fronte al parapetto del pago e ci siamo divertiti tantissimo.
È stata una domenica indimenticabile che è rimasta indelebile nella mia memoria. Si può dire che quasi tutte le domeniche avevo visite di amici.
Una festa vennero a trovarmi Andrea Ferazzoli e Piero Piovani.
Stavo pescando al solito parapetto e Piero mi chiese se poteva farlo anche lui. Io sapevo che era appassionato alla pesca delle trote e gli suggerii di andare nella valle delle cartiere di Toscolano. Andrea e Piero era la prima volta che vedevano la valle e sono rimasti stupiti dalla bellezza delle vegetazione e per l’acqua limpida che viene dalla Val Vestino e finisce la sua corsa nel Lago, ideale per le trote.
Non posso dimenticare quel gruppo di amici del Bar Gambero che vennero a trovarmi in bici da corsa. Gabriele, Mario, Gianni, Franco e altri che purtroppo non ricordo. Al seguito c’era sempre Anna, la moglie di Gabriele Mosca con il suo furgone Fiat 238 pronta a dare soccorso per eventuali incidenti e a caricarli per il ritorno a Manerbio.
Tutti insieme anche con mia moglie Annamaria e mio figlio Angelo decidemmo di fare una passeggiata, sorseggiare una bibita e fare quattro chiacchiere.
Arrivò così l’ora di cena e decidemmo di farci una pizza. Sono passati tanti anni ma mi ricordo tutti i particolari di quella cena.
Scegliamo la pizzeria, entriamo, chiediamo come prassi se c’è posto, ci dicono di sì, uniscono due tavoli così possiamo stare uniti e in grande allegria. Gustiamo le pizze. Devo dire che erano buone e il proprietario era un simpaticone fino al momento del conto.
Ecco la sorpresa: una cifra spaventosa, esagerata. Con grande stupore ci siamo guardati in faccia chiedendoci che cosa avevamo mangiato per quella cifra astronomica.
Uno di noi fa una battuta: “vuoi vedere che questo ha fatto come quello che aveva sommato nel conto anche la data?”.
A questo punto il Buana chiama il cameriere chiedendo di chiamare il proprietario perché noi contestiamo e non paghiamo. Arriva il padrone un po’ inferocito minacciando che avrebbe chiamato i carabinieri. Non riesce a finire la frase che si vede arruvare sul tavolo cinque o sei tessere dell’associazione Carabinieri di Manerbio poiché i ragazzi avevano svolto il servizio militare nell’Arma e congedati si erano iscritti alla sezione. Il proprietario, vedendo quelle tessere, non riusciva più a parlare e con una voce conciliante si rese disponibile a ricontrollare il conto e correggere l’errore. Abbiamo pagato una cifra adeguata e la cosa finì a tarallucci e vino.
Piero Viviani