Orzinuovi è il Comune con il numero più alto di morti per Covid in provincia di Brescia.
Parliamo di 12 morti a marzo dell’anno scorso e di 98 quest’anno nello stesso mese, (salgono a 114 se contiamo i mesi di marzo ed aprile), di cui 57 accertati per Coronavirus, con una media di età di 76 anni.
Queste vittime, l’800% in più del 2019, si chiamano nonni, zii, padri e fratelli. Sono due mesi di pianti e sofferenze.
Non si è nemmeno fatto in tempo a ringraziarli questi uomini e queste donne che sono scomparsi in sordina, in silenzio, senza disturbare, senza nemmeno la dignità di un funerale, una sorta di Spoon river senza neanche la tomba sulla collina.
Se ne sono andati così.
Neanche un ultimo saluto, un grazie.
Questi anziani che Orzinuovi ha perso improvvisamente in un mese tutti insieme, sono quelli che il paese l’hanno costruito con la pialla e consegnato a noi, così, bello com’è, dal Secondo dopoguerra.
Quelli che a Orzinuovi hanno dato valore, spessore, ideali. Quelli che hanno saputo risparmiare per creare il benessere a noi che restiamo. Quelli con le mani segnate dai sacrifici, le ragnatele del tempo sul volto, con le fronti che hanno grondato di sudore e di voglia di fare.
Quelli che davano del lei al maestro.
Quelli che regalavano ai nipoti il conforto di una carezza, la dolcezza di un abbraccio.
C’è un prima e un dopo a Orzinuovi.
E il dopo è il noi senza di loro.
Loro che con la quinta elementare sono stati i padri del boom economico e ci hanno tirato in piedi un paese tanto bello e una piazza così viva da non poter fare a meno di vederla e salutarla ogni volta che ci si mette al volante.
Loro che si sono innamorati con Clarke Gable e Rossella O’Hara, che si abbracciavano sulle note di Mina e Celentano alle feste di Belometti, che a scuola andavano in classi separate senza che la divisione di genere diventasse una questione politica.
Loro, quelli del bar Rossi, del Motta e del Ciona, quelli che quando andavano a votare facevano la croce sulla Democrazia cristiana, sul Psi, sul Pci, sul Msi o sul partito Repubblicano.
Se ne sono andati quelli della Mini minor, della Fiat 127, della Dyane.
Nessuno vuole dimenticarli.
Orzi senza di loro da un mese all’altro non è più la stessa.
Perché loro non erano “I vecchi soli e abbandonati, i vecchi da buttare via” di Baglioni.
Erano molto di più.
Erano i nostri padri, i nostri nonni.
A loro il nostro grazie.
Per essere quello che siamo. Per aver disegnato il nostro futuro.
Silvia Pasolini