Anni fa avevo come collega e amico un bravissimo (e simpatico) giornalista, che faceva parte della categoria «nobili decaduti»: era infatti un lontano discendente di un nobile e un tempo potente casato italiano. Nelle vene, insomma, aveva un po’ di sangue blu. Purtroppo, però, non aveva un patrimonio personale corrispondente a quello che solitamente hanno i nobili. Pur senza fare la fame, come tutti noi, tirava a campare con lo stipendio.
Un bel giorno entrò in redazione e urlò urbi et orbi la bella notizia: «Nel mantovano ho ereditato una chiesa. Capito? Ho ereditato una chiesa, una chiesa tutta mia…». Seguirono pacche sulle spalle, pasticcini e brindisi, naturalmente a spese sue. C’era da capirlo: pensava che, grazie a quella chiesa che aveva ricevuto in dono, la sua vita sarebbe cambiata.
Due o tre giorni dopo lo vedemmo entrare in redazione triste, con uno sguardo che non lasciava presagire niente di buono. Allora, che t’è successo? «Pòta – disse -. Mi è arrivata una comunicazione dalle Belle Arti: mi impongono di ristrutturare la chiesa che ho ereditato. E’ che ci vogliono tre o quattrocento milioni di lire, che io ovviamente non ho…».
Seguirono, a breve e in tutta fretta, la rinuncia all’eredità e la contestuale donazione dell’immobile alla Chiesa. Non abbiamo più saputo niente né della chiesa né dell’intera vicenda, perché il nostro collega non tornò più sull’argomento. E noi, per paura di riaprire una ferita, non gli chiedemmo più niente.
Questo fatto vero, verissimo, accaduto quando ancora non c’era l’euro, ci è tornato alla mente leggendo che i proprietari avevano l’intenzione di donare al Comune di Montichiari la chiesa altomedievale di San Giorgio (VIII secolo), che si trova incastonata in un cascinale dismesso, col tetto parzialmente lesionato.
Proposta che, a nome dell’amministrazione, il sindaco Marco Togni ha gentilmente ma fermamente declinato, perché attualmente il Comune non può permettersi di spendere i soldi necessari alla messa in sicurezza e al recupero dell’immobile. Insensibilità artistica? No, semplice ragionamento economico. Tant’è vero che Togni ha avanzato l’ipotesi alternativa di una fondazione come unica strada per convogliare possibili contributi anche (ma non solo) privati.
A ragionarci sopra sono disponibili anche il consigliere regionale Claudia Carzeri, che si è impegnata a trovare la formula giusta per poter contare sul supporto della Lombardia, e Andrea Breda della Soprintendenza, il quale ha invitato a prendere in considerazione anche un cofinanziamento nazionale, visto che l’immobile in questione è un bene nazionale. MTM