La partita che si sta giocando sul depuratore del Lago di Garda ricorda quella, oramai chiusa, ma che ha tenuto banco per alcuni anni sulla ex caserma Serini, dove qualcuno voleva sistemare migranti, clandestini e via dicendo.
Il parallelo è abbastanza evidente: in entrambi i casi, infatti, tutti i «locali» erano (e sono) contrari al progetto. C’era forse qualcuno che diceva «sì, i migranti li voglio qui»? Allo stesso modo, pare che, anche per quanto riguarda il depuratore, tutti siano contrari. Eppure del progetto si continua a parlare.
Per la Serini la parola fine definitiva arrivò quando al Viminale, sede del Ministero degli Interni, arrivò Matteo Salvini. Sì, proprio quello che oggi molti suoi avversari politici vorrebbero processare per la faccenda della Gregoretti (Poveri diavoli anche loro: disperati come sono per la perdita di consensi, le stanno provando tutte, compresa la via giudiziaria. Non hanno capito che se Salvini va a processo, la Lega guadagna altri 10-15 punti. Non a caso è lo stesso «imputato» che chiede di essere processato).
Per la Serini, dicevamo, la parola fine arrivò quando al Viminale si insediò Matteo Salvini, che diede un forte giro di vite al traffico degli immigrati. Per quanto riguarda invece la questione del depuratore, la partita è ancora in corso.
A gennaio, ad esempio, i sindaci di Montichiari, Gavardo, Muscoline e Prevalle hanno incontrato il Prefetto Visconti per «rappresentare le proprie posizioni e preoccupazioni relativamente al progetto di depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda che identifica il Fiume Chiese quale recettore con la dislocazione di due depuratori, uno a Gavardo e uno a Montichiari».
«Al Prefetto – fa sapere il sindaco Marco Togni – abbiamo consegnato le mozioni che i tanti consigli comunali hanno approvato per esprimere contrarietà a questa soluzione. Siamo molto soddisfatti dell’incontro che ci è stato concesso dove abbiamo ulteriormente ribadito le nostri posizioni. Il Prefetto si è espresso perché si trovi una soluzione condivisa che non crei due fronti contrapposti e che tenga in prim’ordine l’ambiente e la sua maggior tutela. Come sindaci del Chiese, intendiamo dimostrare la nostra disponibilità di dialogo alle istituzioni e per tanto come prima cosa chiediamo di attendere a compiere qualsiasi ulteriore nuovo passo lanciando fin da subito l’invito ad un tavolo rotondo ai colleghi del Garda».
Un altro «no» è arrivato dal Comitato civico Montichiari: «Invece del depuratore – dice Mario Fraccaro, presidente del Comitato – si potrebbe potenziare la rete di collettamento e ingrandire l’impianto di Peschiera. Il progetto, a differenza di quanto previsto dal testo unico ambientale, implica il cambiamento di bacino orografico, spostando la depurazione del Garda sul Chiese che, peraltro, già presenta criticità. Da non trascurare gli alti costi per la realizzazione e, poi, per pompare le acque reflue».
MTM