Genitori disorientati davanti alla crescita dei propri figli, impreparati ad affrontare i loro bisogni educativi. Figli che si devono arrangiare da soli, senza avere gli strumenti necessari per affrontare il loro sviluppo.
Lunedì 13 gennaio, in un’aula gremita, lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai ha incantato tutti, affrontando importanti temi quali l’educazione sentimentale e sessuale dei ragazzi.
Un importante momento di crescita che, come ha sottolineato la dirigente scolastica, Luciana Ferraboschi: «Ci aiuta a costruire momenti di forte alleanza, perché senza la cooperazione dei genitori non può esserci un discorso educativo».
«Sono moltissimi i genitori che mi contattano, disorientati dopo aver scoperto che i figli visitano siti pornografici, contenenti materiale anche violento o che le figlie mandano in giro immagini personali con l’obiettivo di ottenere attenzioni. Dai familiari dei ragazzi tra i 10 e i 15 anni arriva la quantità più significativa di richieste di aiuto – ha spiegato lo specialista – Dobbiamo rimettere tutto ciò che ha a che fare con la sessualità nella fase specifica, rispetto al livello di sviluppo dei nostri figli. Tanti oggi sono fuori fase». Crescere significa esplorare territori nuovi, fin qui nulla di problematico o patologico. Il problema nasce quando questi bisogni entrano in un territorio non adatto, li è dove si produce un danno. «Noi genitori degli ultimi anni abbiamo sottovalutato moltissimo la tecnologia. Ci sono tantissimi ragazzi che passano tanto tempo della loro vita a giocare con videogiochi per sedicenni, ma loro ne hanno 10. La motivazione più frequente è: ce l’hanno tutti!
Quello che noi dobbiamo chiederci è se quel videogioco, contenete un certo tipo di messaggio è adeguato ai bisogni di crescita di nostro figlio nella sua fase di sviluppo. Se è allenato a gestire la complessità, se ne ha le competenze.
Il tablet deve mettere opportunità nella tua vita, non rischi. Noi abbiamo tredicenni che non possono prendere la bicicletta per andare all’oratorio, ma in camera loro possono parlare con chiunque attraverso un dispositivo tecnologico. Non servono device per controllare i nostri figli, ma serve che li accompagniamo all’interno dei territori che esplorano, perché i ragazzi sono disorientati dalla mancanza di intervento dei loro adulti di riferimento. Più noi abbiamo idee chiare, più loro funzionano di conseguenza» ha continuato Pellai in merito all’uso delle nuove tecnologie.
Numerosi sono stati gli argomenti emersi nel corso della serata: temi quali la libertà dei figli, il rispetto della loro privacy nell’online, che deve essere congruente con quella di cui loro godono nella vita reale, la fiducia, il dialogo sulla sessualità. Pellai, senza fornire ricette certe, ha sottolineato l’importanza di un atteggiamento educativo che sono gli adulti a dover coltivare.
«E’ necessario creare cornici chiare tra norma e trasgressione in tutti gli ambiti, a maggior ragione in quello della sessualità. Spesso i genitori si approcciano a questo tema o con protezione o giustificando la loro assenza di risposte con un’incapacità dei figli di comprendere determinate tematiche, ma il tema della sessualità entra nella parte emotiva. Quando i nostri figli ci fanno una domanda sulla sessualità ci stanno chiedendo se siamo in grado di essere punti riferimento educativi – ha spiegato lo psicoterapeuta – Se vogliamo essere una risorsa educativa per i nostri figli il cambiamento lo dobbiamo sentire noi, attraverso un atteggiamento che accoglie, non che blocca. La sessualità che c’è nella pornografia non è quella reale. I genitori su questo devono costruire cornici chiarissime. Solo in questo modo, anche se i figli un giorno trasgrediranno e guarderanno materiale pornografico, avranno l’idea che quella è trasgressione, non la penseranno come la regola». Infine il monito a cambiare il modo di fare gli adulti, sia all’interno che all’esterno delle nostre case. L’invito all’importanza sociale della genitorialità per cui se i figli di altri fanno errori, avvisiamo i loro genitori, non facciamo finta di nulla.
E ancora l’importanza del “gioco di squadra” poiché tutto questo lavoro non lo possono fare da soli i genitori, ma deve essere affrontato all’interno della comunità educante. «Non è vietare, ma supervisionarE – ha concluso Pellai – Evolvere significa andare in alto invece che andare in basso».