E’ stato sindaco per cinque anni: dal 2014 al 2019. Poi è arrivato Marco Togni, attuale primo cittadino. Nei 5 anni del suo mandato, però, Mario Fraccaro, perché è di lui che stiamo parlando, s’è occupato a più riprese di un argomento ancora oggi di attualità: il depuratore a Montichiari per le acque del Garda Abbiamo sentito la sua posizione.

Fraccaro: lei e la sua giunta siete sempre stati contrari a triplicare il depuratore di Montichiari per accogliere i reflui del Garda. Perché? «Vero. Fin da quando questa ipotesi è stata resa pubblica, era l’ottobre del 2018, abbiamo detto no ad un progetto che semplicemente “scarica” sul nostro Comune enormi disagi e criticità ambientali; abbiamo detto no ad uno sperpero di denaro pubblico per un’opera inutile e costosissima. In sostanza, abbiamo detto no ad un progetto che non risolve il problema della depurazione degli scarichi dei comuni del Lago di Garda».

Quali azioni aveva intrapreso con la sua Giunta?

«La mia amministrazione si era opposta in modo netto a tale ipotesi di concerto con gli altri comuni dell’asta del Chiese, facendo approvare 2 mozioni, l’ultima delle quali (3 aprile 2019) era stata supportata da un’imponente raccolta firme popolare».

Anche il sindaco Marco Togni si è detto assolutamente contrario, quindi siete sulla stessa lunghezza d’onda… «Il consiglio comunale del 15 novembre 2019 ha discusso le due mozioni, presentate separatamente dai nostri consiglieri e da quelli della maggioranza, componendole in un testo unitario e condiviso, centrato sulla netta contrarietà all’ipotesi del maxi depuratore a Montichiari, testo che è stato approvato in modo bipartisan da tutta l’assise consiliare. Alla fine quel che conta è il risultato: la difesa dell’ambiente non ha colore politico, ma deve impegnare insieme i rappresentanti della comunità per raggiungere gli obiettivi richiesti dalla popolazione». 

Ci sintetizza il testo approvato?

«Dopo aver denunciato la mancanza di trasparenza verso i territori, palesata dalle istituzioni e dalle società pubbliche, nel testo unitario della mozione si sono evidenziate tutte le criticità del progetto, a cominciare dalla depurazione della rete fognaria dei paesi del Garda, che ricade solo sul fiume Chiese, il quale è un corpo idrico già ampiamente compromesso. Abbiamo anche messo in evidenza i criteri che hanno orientato la scelta di Gavardo e Montichiari, predisposti in modo arbitrario e soggettivo, con un ventaglio di opzioni decise a tavolino, le quali non hanno compreso ipotesi più funzionali e più rispettose dell’ambiente».

La mozione «chiude con la richiesta agli enti preposti della redazione di un nuovo studio, che possa individuare scenari alternativi, ambiental-mente sostenibili, con il coinvolgimento dei cittadini, per non perdere il corposo finanziamento statale (100 milioni di euro)».

Come intendete articolare la vostra azione per il futuro?

«Noi non vogliamo discutere di progetti di depurazione che vanno a incidere sul nostro fiume. Il depuratore deve essere fatto nei Comuni del Garda, usando le migliori tecnologie esistenti per tutelare il lago: il fiume Mincio è il naturale recettore dei reflui. Noi siamo per la sostituzione della condotta sub lacuale (Toscolano – Torri del Benaco) e per l’ampliamento del Depuratore di Peschiera, che è attualmente sottodimensionato. I soldi che si risparmierebbero dovranno essere destinati ai Comuni rivieraschi per eseguire, finalmente, quelle opere, mai portate a termine, di separazione delle acque bianche dalle nere».

MTM