Molti alunni sognano una scuola senza voti. 

Una scuola dove al mattino non si vada col panico di prendere un quattro per un’interrogazione o una verifica andata male.

Sembrerebbe un’utopia, ma tutto questo esiste davvero, anche in provincia di Brescia, a Orzinuovi, dove è presente una delle pochissime scuole in Italia a proporre la direzione educativa e didattica della “Scuola del gratuito”.

Si tratta dell’Istituto paritario “Beata Stefana Cerioli”, meglio conosciuto come “Andreana”, gestito dai padri della Sacra famiglia. Il deus ex machina della situazione è il dirigente scolastico, padre Antonio Consonni, una mente all’avan-guardia nel campo pedagogico, che ha pensato di avviare questo progetto ed esperimento educativo, col sostegno e la consulenza della formatrice, ex dirigente scolastica, Luciana Ferraboschi.

Venerdì 21 giugno, si è tenuto presso l’Istituto “Cerioli” il primo convegno sul tema, dal titolo “Fa quel che può, quel che non può non fa”, a cui hanno partecipato i dirigenti scolastici Antonio Consonni e Luciana Ferraboschi; alcune insegnanti di scuola primaria promotrici e ideatrici di questo progetto, provenienti da Iglesias, Vercelli e Rimini, dove è attiva l’esperienza della “Scuola del Gratuito”, e una mamma, Arianna Fanottoli, della scuola “Cerioli”. Nella scuola primaria “Cerioli” di Orzinuovi nessun alunno quindi è etichettato con un numero.

“A scuola non si va per prendere un bel voto e poi avere un premio dai genitori – ci riferisce il dirigente scolastico.

“E neanche per competere con i compagni nel traguardo finale. 

Spesso poi succede che gli studenti si identifichino nel brutto voto, invece di pensare che si tratta solo di una prestazione andata male. Con una conseguente diminuzione dell’autostima. 

on questo metodo invece il bambino capisce che bisogna imparare perché è bello, per il piacere di conoscere, per vivere e collaborare all’interno di un gruppo”. 

A monte c’è un grande impegno e lavoro degli insegnanti:

“Questa direzione si collega ad un cambiamento complessivo della scuola, che richiede una formazione adeguata da parte del corpo docente, ma è anche di carattere valoriale sul piano sociale.

Ogni studente qui viene spronato a dare il meglio di se stesso e a promuovere le proprie vocazioni, nel rispetto delle diversità – riferisce la Ferraboschi.

“In questa scuola non si fanno verifiche, ma esercitazioni, che sono allenamenti per imparare, non per sentirsi dire “bravo”.

La costruzione del processo di apprendimento è più importante dei voti per incoraggiare, perché la logica è solo questa: “Se imparo sono soddisfatto”.

Quella che viene prodotta da parte dell’insegnante è una valutazione formativa al termine di ogni esercitazione, in cui il maestro spiega cosa sa fare il bambino e in cosa deve migliorare. 

Anche gli studenti fanno un’autovalutazione per favorire una riflessione seria sul proprio lavoro”. 

Le pagelle però ci sono, perché il Miur obbliga a farle, per il primo e il secondo quadrimestre. 

A fine anno inoltre l’inse-gnante scrive ad ogni alunno una lettera, spesso molto toccante, in cui gli spiega i risultati raggiunti e in cosa può ancora migliorare.

Il prossimo tentativo è di portare l’esperimento anche nella secondaria di primo grado della “Cerioli”.

Il padre Antonio Consonni riferisce che i risultati avuti in questi anni con questo metodo sono migliori rispetto ai precedenti: niente più ansia da prestazione, nessuna competizione tra gli alunni, ma un solo obiettivo: valorizzare gli studenti e promuovere la motivazione. 

sp