“Per realizzare l’opera scultorea di Papa Giovanni, Santo Paolo VI, – ci ha spiegato Mondini – ho studiato molto la sua persona aiutandomi con i libri, studiandone la storia, il carattere e, attraverso le immagini, i movimenti ed i lineamenti del corpo.
Al crescere del mio studio cresceva l’ammirazione profonda per questo uomo.
Ne ammiravo la forza d’animo e ne comprendevo il carisma.
Mente sopraffina, persona di rara intelligenza, orecchie sempre pronte ad ascoltare, sorriso mite e rassicurante, un sorriso che illuminava tutto il suo viso e che lo rendeva un uomo con una forte empatia. Mani che già in natura erano grandi ed io le ho evidenziate ancor di più per esaltare il gesto dell’ac-coglienza e dell’ascolto.
Il pastorale è formato dal tondino di ferro per l’edilizia, doveroso richiamo alla Brescianità, tanto cara al Santo Papa. Nel dopoguerra l’Italia contava tanti disoccupati e Paolo VI, per far fronte alle loro richieste di lavoro, li impiegò appoggiando i progetti di padre Marcolini nella costruzione di case, favorì la nascita di Chiese, Centri ospedalieri ed Oratori.
La sua intelligenza, il sorriso, le orecchie per l’ascolto, i movimenti delle mani, sono scaturiti da un unico sentimento, il cuore.
Santo Paolo VI agiva in base a quello che gli dettava il Suo grande cuore.
Ho creato la scultura con l’obiettivo di rappresentare il buon pastore, visibile con la mano tesa in fase di accoglienza, conforto e speranza perché Santo Paolo VI amava tantissimo la gente ed in particolar modo gli ultimi e gli artisti.
Ho plasmato una scultura adatta all’istituto ospedaliero dove la sofferenza cerca il conforto. L’opera è ricca di simboli e di significati e l’intento è di dare serenità alle persone che cercheranno aiuto. Grazie”.
L’opera è stata posizionata all’ingresso della cappella dell’istituto Ospedaliero Poliambulanza di Brescia.
Lo scorso 29 maggio il vescovo Tremolada ha celebrato la Santa Messa in occasione della prima Memoria di San Paolo VI.
Paolomba